giovedì 28 gennaio 2016

Moglie o amante? L’arduo e profondo conflitto interiore degli uomini sposati


Fare la moglie è faticoso. È un compito impegnativo, spesso ingrato e poco considerato. Diciamo la verità: le donne pensano che il matrimonio sia un traguardo, mentre invece è al momento del tanto agognato "sì" che comincia la vera gara a ostacoli. Progressivamente, da esseri desiderabili, agli occhi degli uomini si trasformano in insopportabili rompicoglioni. O in donne sciatte e prevedibili come il rigore dato alla Juve la domenica. Come se dall’oggi al domani, lo status di consorti assumesse un valore negativo. Osservate un uomo quando parla della moglie: generalmente, lo sguardo si fa cupo, le spalle si incurvano verso il basso, come se portassero il peso del mondo, il tono della voce si fa rassegnato. Credo che nel 90% dei casi, i maschi sposati si considerino dei prigionieri politici, schiavi del tran tran quotidiano e della routine mascherata da vita stabile e tranquilla. Troppo tranquilla. Talmente tranquilla che a un certo punto si fa impellente l’esigenza di trovare qualcosa di adrenalinico che li faccia sentire ancora vivi. La “salvezza” del maschio arriva quando scopre il mondo delle chat. Lì, finalmente, trova la sua controparte al femminile. Donne sposate ingabbiate in un matrimonio fatto di piattume, cene silenziose e serate trascorse davanti alla TV; single allupate; separate alla disperata ricerca del principe azzurro o semplicemente di avventure che possono raccontare alle amiche affamate di gossip... In pratica, un catalogo aggiornato della reale condizione umana, fatta di solitudine e di noia. In chat, l’uomo si sbizzarrisce. Scrive a chiunque, nella speranza di ricevere un feedback. Per un calcolo statistico, su cento messaggi inviati sperano almeno in una decina di risposte. Man mano, avviene una selezione naturale, fino ad arrivare al bersaglio individuato. È lei quella giusta! Carina, sexy, simpatica, divertente, ride alle sue battute e si interessa incredibilmente alla sua vita. Alla fatidica domanda “sei single, sposato, separato, divorziato?”, la risposta automatica è: “sono sposato, ma infelicemente. Ormai siamo quasi dei separati in casa”. Se dopo questa esplosiva rivelazione la compagna di chat non sparisce, è praticamente fatta. Peccato che la povera (ma consenziente) malcapitata, sorvoli sulla parola fondamentale della frase: quel “quasi”, infatti, è la chiave di tutto. Perché il fedifrago in pectore non è MAI un separato in casa. Con la moglie fa esattamente le stesse cose che faceva prima, compreso del tiepido sesso che è sempre meglio di niente.
Comunque, da quel momento parte la solita trafila: scambio di numeri di telefono, contatti messenger e skype per vedere in anteprima la probabile futura amante (perché si sa che dalla foto al contatto visivo ce ne corre), e poi, finalmente, il primo appuntamento. Che può risultare un flop, ma di solito, dopo un minimo di conoscenza reciproca, porta difilato alla condizione di amanti clandestini. All’inizio è passione pura. La condizione di clandestinità, infatti, può risultare molto eccitante. I primi tempi. Poi, man mano che il tempo passa, per la povera amante tutto diventa difficile. Deve stare agli orari di lui. Adeguarsi agli impegni familiari di lui. Sorbirsi le lamentele di lui sulla moglie… La quale, all’inizio ignara, comincia inevitabilmente a sospettare. Soprattutto quando l’idiota lascia in giro scontrini, biglietti del cinema, orecchini sotto il sedile della macchina e le solite tracce che Freud definiva atti mancati. L’uomo di solito nega anche l’evidenza. Se messo alle strette, però, vive la confessione come una liberazione. Nel senso che lascia alla moglie la responsabilità di decidere della sua sorte. Di solito, lui ammette il tradimento, ma adducendo la prevedibile scusa cui non darebbe credito neanche un bambino di tre anni che crede ancora a Babbo Natale: è stata una sbandata, non è stato niente di importante, mi ha preso in un momento di debolezza, e via coglionando. A quel punto, alla moglie non resta che far finta di crederci. Perché non vuole mandare a monte un matrimonio per un’avventura. Solo che, pur perdonando il traditore, non riesce più a fidarsi di lui. Per cui comincia il martellamento pneumatico: chi è lei, come vi siete conosciuti, che cosa hai trovato in lei che non ti davo io (mmmh, vediamo… sesso sfrenato? Emozioni? Passione travolgente? Sintonia mentale? Perché vuoi sentirtelo dire, povera moglie? A volte è meglio non sapere). L’aspetto più patetico della situazione è che la consorte ufficiale cercherà con ogni mezzo di riportarlo sulla retta via, sperando di ritrovare la passione perduta. Che, appunto, è ormai perduta. Le minestre riscaldate non sono mai appetitose come un buon piatto di pasta al pomodoro con un pizzico di peperoncino. Alla fine, inevitabilmente, ogni tentativo risulterà vano. Lui avrà sempre quell’aria da “l’ho lasciata per te ma non sono felice, sappilo”. Il sospetto prenderà il sopravvento su tutto. Telefonini sotto controllo, verifiche di chilometraggi dell’auto, ricerca di residui organici sugli indumenti… Lui nel frattempo avrà momentaneamente chiuso la storia, in attesa che le acque si plachino, ma ci ricascherà quasi subito perché non ce la fa a resistere. Per qualche settimana farà il maritino modello, ma al primo messaggino con scritto “mi manchi”, ricomincerà a vederla, solo che lo farà con molta più circospezione. Stando molto più attento a non lasciare tracce. Queste storie clandestine possono durare mesi. Nella peggiore delle ipotesi, anni. Alla fine, tutte le parti in causa femminili perdono. La moglie, la cui convinzione di aver costruito una famiglia da Mulino Bianco si infrange davanti a un completino intimo sexy inutilmente indossato per rinverdire i fasti del passato e del quale lui a malapena si accorgerà (un po’ come quando noi donne andiamo dal parrucchiere e da more diventiamo biondo platino e lui non ci fa caso); e l’amante, che si era illusa di poter vivere di briciole di tempo rubato, quando in realtà le briciole ormai non se le cagano più nemmeno i passerotti affamati.
Morale? Gli uomini non lasciano mai le mogli. Le mogli lasciano raramente i mariti. Le amanti lasciano il tempo che trovano.