giovedì 30 gennaio 2014

RAMBO VS MARY POPPINS

Cosa succederebbe se due personaggi-icona del cinema si incontrassero? Mi sono immaginata questo dialogo tra Rambo e Mary Poppins.

"Basta un poco di zucchero e la pillola va giù... "

"Mi chiamo John Rambo e sono il paladino della giustizia. Lei chi è? Si identifichi."

"Io sono una tata, mi chiamo Mary Poppins e ti prego di mettere via quell'arma che mi fa paura."

"Non posso: dietro ogni angolo si potrebbe nascondere un nemico della Patria, e io sono l'unico baluardo contro i criminali che infettano la nostra società. Lei, per esempio: dietro il suo visino innocente, si potrebbe nascondere uno sporco muso giallo."

"Guarda che qui l'unico muso sporco ce l'hai tu. Quando è stata l'ultima volta che ti sei fatto un bagno? E i capelli, poi? La mamma non ti porta mai dal parrucchiere? Avanti, andiamo a casa che ti rimetto un po' in sesto."

"Ma cosa sta dicendo? Io devo essere sporco, brutto e cattivo per spaventare i nemici della democrazia. E poi, non ce l'ho una casa, vivo in mezzo al bosco come gli animali. Non mi piace la compagnia degli esseri umani."

"Ma così ti prenderai un raffreddore! Forza, prendi lo sciroppino che ti fa bene, poi vieni da me che ti preparo una bella tazza di latte caldo e stasera a letto alle nove."

"Senta, signora Poppins, forse lei non ha capito bene chi sono io. Sono Rambo, capisce? Mi cucio le ferite da solo, uccido i nemici a mani nude e sono addestrato a resistere a qualsiasi situazione di difficoltà. E lei mi vorrebbe dare lo sciroppino per la tosse?"

"Ma certo, caro. Anzi, adesso ti faccio anche una bella punturina di antibiotici, perché mi sembri messo un po' male. Non discutere i miei ordini e andiamo."

"Uffa, non voglio la punturina, fa male al culetto! Allora preferisco lo sciroppo... E non mi dia gli scappellotti!"

"Zitto e buono, altrimenti stasera viene il russo cattivo a portarti via."

"No, il russo cattivo no, la prego. Voglio Bush..."

"Tesoro, Bush è archeologia. Non lo sai che adesso il Presidente è un democratico, e per di più nero?"  
"Un nero? Democratico?? Senta, a proposito di quella pillola che diceva prima... Quali sono i suoi effetti?"

"Non preoccuparti, ti porto in un paese dove, visti i tuoi trascorsi, potrebbero farti addirittura presidente del consiglio. Intanto dammi la manina che ti porto a casa. E se fai il bravo, oltre alla pillola, ti racconto la favola di Biancaruby e dei sette nani: Dotto, Mammolo, Eolo, Cucciolo, Brontolo, Gongolo, Berluscolo."

"E mi canta anche la ninna-nanna?"

"E va bene. Ti piace questa? E Forza Italia... per essere liberi..."

mercoledì 22 gennaio 2014

HARRY TI PRESENTO SALLY ALL’AMATRICIANA



Non sono un tipo sdolcinato, tutt’altro. Ma non disdegno di guardare le commedie romantiche, basta che siano di quelle intelligenti e sofisticate, come si suol dire. Per esempio “Harry ti presento Sally”, il classicone degli anni ’80 con una Meg Ryan non ancora botulinata e un Billy Cristal pre-imbolsimento.
Al contrario delle commedie che amo, però, io non sono per niente sofisticata. Per dire, se alla TV trasmettono “Febbre da cavallo” o “L’allenatore nel pallone”, mi stravacco sul divano e mi godo ogni greve battuta del Pomata, di Mandrake  o di Oronzo Canà.
Per non parlare dei vituperati cinepanettoni. Faccio tanto la snob, ma a me De Sica mi fa ridere, e tanto. Quando nel primo “Vacanze di Natale” viene beccato a letto con l’istruttore di sci Zartolin, con relativo mancamento del padre interpretato magistralmente da Riccardo Garrone, mi vengono le lacrime agli occhi.
Così, mi sono messa a fare un esperimento. Ho provato a immaginare la scena cult dell’orgasmo di “Harry ti presento Sally” in chiave italica, come se fosse girata da Neri Parenti o dai fratelli Vanzina.
Ecco ciò che la mia mente malata ha partorito.

I due protagonisti sono alla tavola calda. Arriva il cameriere.

“Abbelli, che volete ordina’? Come piatto der giorno abbiamo trippa de maiale con le cotiche, però ce stanno pure la coda alla vaccinara e l’abbacchio con contorno de patate alla rustica. ‘Mbe, che ve porto?”

Sally
“A me senz’artro er primo c’hai detto, ma nun ce mette’ l’ajio che me copre troppo er gusto sano der maiale; poi, l’olio cor peperoncino portamelo a parte, e invece delle patate, se ce stanno li peperoni è mejo, che so’ più diggeribbili. Portami pure er ketchapp, che se combina bene con la leggerezza della trippa.”

Il cameriere si gira verso la cucina e grida: “A Nandooo! ‘Amo a reggina dee bongustaie! Prepara un numero uno per il tavolo sei!”

Harry
“A me invece solo un’insalatina, grazie.”

Sally e il cameriere si lanciano uno sguardo di compatimento.

Harry
“Amore, ieri notte hai aperto per me le vie dell’infinito. Il tuo corpo caldo e abbacinante come la luna in cielo mi ha fatto superare le vette della passione, si sono spalancate le voragini della mia anima e ho finalmente scoperto qual è il segreto della vita: sei tu, mio unico amore.”

Sally
“A Se’, ma che cazzo stai a di’? Intanto, abbaccinante lo dici a tu’ sorella, e poi ‘sta settimana me so’ fatta tre lampade, se proprio lo vuoi sape’.”

Harry
“Ma tesoro, era una metafora… Volevo dire che ieri sera è stato stupendo. Sai, non mi era mai capitato di avere una tale sintonia sessuale con una donna, e credo che anche per te sia lo stesso, visto che, modestamente, ti ho fatto godere per ben tre volte.”

Sally
“A Se’, ma che te credi d’esse’, Bred Pitte o De Caprio? Mo’ la prossima vorta te imparo io a tratta’ ‘na vera signora come la sottoscritta. A parte che i preliminari nun sai manco dove stiano de’ casa, e poi er tutto è durato 37 secondi netti: me parevi Mennea alle Olimpiadi, me parevi!”

Harry
“Ma amore, non si può sbagliare su queste cose! I tuoi gemiti e le tue urla erano più eloquenti di qualsiasi parola… E poi, scusa, ti ho addirittura posseduta sul cofano della macchina perché la passione ci ha travolti prima che arrivassimo a casa tua…”

Sally
“A Se’, urlavo perché lo stemma della tua cazzo de BMW mi si è conficcato indelebbilmente qua sur coccige, li mortacci tua e de tu’ padre che t’ha prestato a machina! E poi, lo sai che te dico? Che nun  ce vo’ gnente co’ voi uomini a farvi credere quello che ce pare a noi. Vuoi sape’ quante vorte ho urlato pe’ finta, pur de farti smette’ de trapanare come un breckedecker? Senti un po’ come se fa: ahhhh, ahhhh, sìììì, ancora, daje così, anvedi ‘sto mastino, ohhhh, li mortacci, sììì, sììì, affonda, de ppiù, li rimortacci, arivo, arivooooo!”

Pausa.

Al bar, tutti si mettono a chiamare il cameriere per ordinare la trippa di maiale con le cotiche.


giovedì 9 gennaio 2014

UN MEDICO AL GIORNO LEVA LA SALUTE DI TORNO


Noi donne somatizziamo.
Si tratta di una verità incontestabile, anche se minimizzata dalla comunità scientifica nella sua globalità. Ogni parte del nostro corpo reagisce a sollecitazioni di ordine psicologico, emotivo, umorale, sentimentale. Sembra per esempio che la sindrome da colon irritabile sia una diretta conseguenza dell’avere un uomo idiota in casa. Ecco perché ne soffre circo l’80% delle donne.
La cefalea, invece, è il sintomo inequivocabile di una deprimente vita sessuale. Più lui è scarso, più lei ne soffre. E vogliamo parlare della sindrome premestruale? Non sono gli ormoni impazziti, come crede il genere maschile con supponenza. Trattasi del nostro utero che ci avverte del fatto che non ne possiamo più di compagni cretini e irresponsabili.
Comunque, l’aumento esponenziale delle cosiddette malattie psicosomatiche, ha portato allo sviluppo di un sistema di terapie alternative la cui efficacia è ancora tutta da dimostrare.
Io mi sono sacrificata per la causa e mi sono sottoposta ad alcune pratiche sperimentali.
Vediamone alcune.

Fitoterapia: cura delle malattie con rimedi vegetali. Funziona, soprattutto nel caso di consumo di erba.

Fiori di Bach: da non confondere col celeberrimo compositore tedesco. L’unica cosa che hanno in comune sono gli effetti: assumendo dosi massicce dell’uno e dell’altro, a lungo andare sopraggiunge la morte cerebrale del paziente.

Cromoterapia: metodo di cura che utilizza la gamma cromatica per liberare le energie positive della mente e dello spirito. Ho provato a osservare con attenzione una scatola da 36 di pennarelli Giotto, ma non ha funzionato. In compenso mio nipote ne ha tratto giovamento, divertendosi a scarabocchiare sui muri di casa mia.

Cristalloterapia: la potenza benefica dei cristalli è famosa fin dai tempi degli antichi indiani d’America, che ne facevano largo uso prima di andare a caccia di bisonti o di intraprendere una battaglia. Come è noto, entrambe le categorie, indiani e bisonti, si sono praticamente estinte.

Magnetoterapia: antichissimo metodo curativo che si basa sul concetto delle energie e dei campi magnetici all’interno del corpo umano, che vanno stimolati e riequilibrati in presenza di stress. La diagnosi viene effettuata installando una bussola sulla fronte, per essere certi di orientarsi sempre verso Nord. Si è sicuri dell’efficacia quando sulla parte anteriore del corpo si formano muschi e licheni.

Piramide di rame: chi non conosce questa antichissima terapia sviluppatasi con successo nell’antico Egitto? In pratica, una volta reperita la preziosa struttura, ci si sottopone ai suoi raggi benefici, che si formano dall’accumulo delle energie cosmiche che ci circondano. L’unico effetto collaterale potrebbe essere quello di risvegliarsi dallo stato di trance completamente mummificati.

Iridologia: sofisticatissimo sistema di analisi grazie al quale, osservando attentamente l’iride del paziente, si possono individuare diverse patologie difficili da diagnosticare, dalle emorroidi al raffreddore da fieno, arrivando persino al torcicollo e all’alluce valgo.

Pet therapy: è ormai universalmente riconosciuto anche dalla medicina ufficiale che, se compri un cucciolo di cane o di gatto, ti passa la depressione. Se però sei allergico ai peli di animali, cazzi tuoi e ti prendi il Prozac.

Aromaterapia: altro metodo scientifico secondo cui i profumi e gli odori di alcune sostanze stimolano le energie positive ed eliminano lo stress. C’è persino chi è guarito da gravi patologie con l’inalazione degli effluvi di vecchie Superga appena usate per la maratona di New York.

Ago a fior di prugna: tecnica dolce simile all’agopuntura che aiuta a risolvere il problema della miopia. Non adatto a chi soffre di colon irritabile. 

Elettromedicina: terapia a bassa emissione di energia, indicata per i trattamenti dell’insonnia e dei disturbi dell’umore. Molto praticata negli Stati Uniti, dove però purtroppo si sono verificati alcuni casi di decesso per errori di voltaggio troppo elevato.

Totale spese visite mediche: euro 6.486,52
Totale spese esami clinici: euro 3.792,35
Totale spese farmaceutiche: euro 5.981,75
Totale generale: euro 16.260,62
Totale insuccesso: non quantificabile

martedì 7 gennaio 2014

CURRICULUM VITAE, MORTAE E MIRACOLAE


Nella mia vita ho cambiato più lavori che mutande.
Sono passata dalla multinazionale giapponese allo scantinato semi-clandestino dove facevo la grafica per i cataloghi della Postalmarket: in pratica, impaginavo immagini di modelle con indosso biancheria in cartongesso spacciato per pura seta, con didascalie scritte da diplomati alla scuola Radio Elettra di Torino.
Però c’è sempre stato un filo conduttore in tutte queste mie migrazioni da un posto di lavoro all’altro: la palpata di culo. Ovunque mi trovassi, infatti, c’era sempre un datore di lavoro che mi palpava il sedere, implacabilmente. Non ho mai capito se il mio didietro fosse così irresistibile, oppure se fosse proprio un fatto congenito dei capi, come un tic nervoso. Invece di mangiarsi le unghie, zac, una toccatina. Fatto sta che, anche quando mi sono messa in proprio e sono diventata la datrice di lavoro di me stessa, ho continuato a palparmi per mantenere vive le tradizioni.
Da giovane ho fatto anche l’impiegata; lavoravo nel settore marketing, facevo i briefing col management, i planning coi commercials e organizzavo meetings con i dealers. Non capivo un cazzo di quello che facevo perché non sapevo l'inglese, ma per fortuna non se n’è mai accorto nessuno. 
Poi sono diventata segretaria di direzione. Nel senso che l’unica direzione verso cui andavo era quella della macchinetta del caffè da portare ai capi. In ufficio c’erano delle storie degne di Beautiful. Gente che trombava sui muletti del magazzino centrale, ritrovata poi al terzo piano dello scompartimento C3; scenate tra amanti in corridoio con reciproco scambio di accuse e ricerche di mercato; sussurri e grida sotto le scrivanie durante la pausa pranzo… Alla fine mi hanno licenziato per comportamento immorale: ero l’unica che lavorava.
Nell’impiego successivo mi sono occupata di “gestione delle risorse umane”. Io, al massimo, conoscevo la gestione delle risorse ittiche, agricole, forestali… Quando lo spiegavo ai miei amici, mi chiedevano se avessi un allevamento intensivo di impiegati. Alla fine, altro licenziamento: mi vergognavo di dire quello che facevo e così mi spacciavo per la donna delle pulizie.
Cercando tra gli annunci di lavoro, mi accorgevo sconsolata che, in base alle richieste delle società, avrei dovuto avere meno di 25 anni, l’esperienza di una di 40, minimo due lauree, la conoscenza perfetta di almeno tre lingue, l’ottima presenza, le capacità organizzative di una kapò nazista, la disponibilità a viaggiare e a fare orari elastici e, in ultimo, la propensione a saper gestire lo stress. Figuriamoci, io che devo prendere dieci gocce di Xanax anche quando devo attraversare la strada. Inoltre, l’ideale sarebbe stato o avere figli già grandi (a 25 anni?) o la prospettiva di rimanere zitella. Perché i datori di lavoro, giustamente, hanno sempre il terrore che rimani incinta, soprattutto se sono loro a metterti nella fastidiosa situazione.
Per non farmi mancare niente, ho fatto persino il telemarketing. Che, tradotto in italiano, significa: “Mi scusi signora se le rompo i coglioni mentre sta guardando Vento di passioni con Brad Pitt. Le interessa un campione gratuito del nostro beverone dimagrante Sbobbavit? Ah, l’ha già provato sua figlia? E com’è andata? Ah, è deceduta.”
Ora, dopo anni di esperienze negative, ho finalmente trovato la mia strada. Se qualcuno fosse interessato, si trova appena prima dell’ingresso alla tangenziale ovest, sul Viale Famagosta, a Milano. Mi si riconosce dagli stivali dorati.