Cosa succederebbe se due personaggi-icona del cinema si incontrassero? Mi sono immaginata questo dialogo tra Rambo e Mary Poppins.
"Basta un poco di zucchero e la pillola va giù... "
"Mi chiamo John Rambo e sono il paladino della giustizia. Lei chi è? Si identifichi."
"Io sono una tata, mi chiamo Mary Poppins e ti prego di mettere via quell'arma che mi fa paura."
"Non posso: dietro ogni angolo si potrebbe nascondere un nemico della Patria, e io sono l'unico baluardo contro i criminali che infettano la nostra società. Lei, per esempio: dietro il suo visino innocente, si potrebbe nascondere uno sporco muso giallo."
"Guarda che qui l'unico muso sporco ce l'hai tu. Quando è stata l'ultima volta che ti sei fatto un bagno? E i capelli, poi? La mamma non ti porta mai dal parrucchiere? Avanti, andiamo a casa che ti rimetto un po' in sesto."
"Ma cosa sta dicendo? Io devo essere sporco, brutto e cattivo per spaventare i nemici della democrazia. E poi, non ce l'ho una casa, vivo in mezzo al bosco come gli animali. Non mi piace la compagnia degli esseri umani."
"Ma così ti prenderai un raffreddore! Forza, prendi lo sciroppino che ti fa bene, poi vieni da me che ti preparo una bella tazza di latte caldo e stasera a letto alle nove."
"Senta, signora Poppins, forse lei non ha capito bene chi sono io. Sono Rambo, capisce? Mi cucio le ferite da solo, uccido i nemici a mani nude e sono addestrato a resistere a qualsiasi situazione di difficoltà. E lei mi vorrebbe dare lo sciroppino per la tosse?"
"Ma certo, caro. Anzi, adesso ti faccio anche una bella punturina di antibiotici, perché mi sembri messo un po' male. Non discutere i miei ordini e andiamo."
"Uffa, non voglio la punturina, fa male al culetto! Allora preferisco lo sciroppo... E non mi dia gli scappellotti!"
"Zitto e buono, altrimenti stasera viene il russo cattivo a portarti via."
"No, il russo cattivo no, la prego. Voglio Bush..."
"Tesoro, Bush è archeologia. Non lo sai che adesso il Presidente è un democratico, e per di più nero?"
"Un nero? Democratico?? Senta, a proposito di quella pillola che diceva prima... Quali sono i suoi effetti?"
"Non preoccuparti, ti porto in un paese dove, visti i tuoi trascorsi, potrebbero farti addirittura presidente del consiglio. Intanto dammi la manina che ti porto a casa. E se fai il bravo, oltre alla pillola, ti racconto la favola di Biancaruby e dei sette nani: Dotto, Mammolo, Eolo, Cucciolo, Brontolo, Gongolo, Berluscolo."
"E mi canta anche la ninna-nanna?"
"E va bene. Ti piace questa? E Forza Italia... per essere liberi..."
giovedì 30 gennaio 2014
mercoledì 22 gennaio 2014
HARRY TI PRESENTO SALLY ALL’AMATRICIANA
Al contrario delle commedie che amo, però, io non sono per
niente sofisticata. Per dire, se alla TV trasmettono “Febbre da cavallo” o
“L’allenatore nel pallone”, mi stravacco sul divano e mi godo ogni greve
battuta del Pomata, di Mandrake o di
Oronzo Canà.
Per non parlare dei vituperati cinepanettoni. Faccio tanto
la snob, ma a me De Sica mi fa ridere, e tanto. Quando nel primo “Vacanze di
Natale” viene beccato a letto con l’istruttore di sci Zartolin, con relativo
mancamento del padre interpretato magistralmente da Riccardo Garrone, mi
vengono le lacrime agli occhi.
Così, mi sono messa a fare un esperimento. Ho provato a
immaginare la scena cult dell’orgasmo di “Harry ti presento Sally” in chiave
italica, come se fosse girata da Neri Parenti o dai fratelli Vanzina.
Ecco ciò che la mia mente malata ha partorito.
I due protagonisti sono alla tavola calda. Arriva il
cameriere.
“Abbelli, che volete ordina’? Come piatto der giorno abbiamo
trippa de maiale con le cotiche, però ce stanno pure la coda alla vaccinara e
l’abbacchio con contorno de patate alla rustica. ‘Mbe, che ve porto?”
Sally
“A me senz’artro er primo c’hai detto, ma nun ce mette’
l’ajio che me copre troppo er gusto sano der maiale; poi, l’olio cor
peperoncino portamelo a parte, e invece delle patate, se ce stanno li peperoni
è mejo, che so’ più diggeribbili. Portami pure er ketchapp, che se combina bene
con la leggerezza della trippa.”
Il cameriere si gira verso la cucina e grida: “A Nandooo!
‘Amo a reggina dee bongustaie! Prepara un numero uno per il tavolo sei!”
Harry
“A me invece solo un’insalatina, grazie.”
Sally e il cameriere si lanciano uno sguardo di
compatimento.
Harry
“Amore, ieri notte hai aperto per me le vie dell’infinito.
Il tuo corpo caldo e abbacinante come la luna in cielo mi ha fatto superare le
vette della passione, si sono spalancate le voragini della mia anima e ho
finalmente scoperto qual è il segreto della vita: sei tu, mio unico amore.”
Sally
“A Se’, ma che cazzo stai a di’? Intanto, abbaccinante lo
dici a tu’ sorella, e poi ‘sta settimana me so’ fatta tre lampade, se proprio
lo vuoi sape’.”
Harry
“Ma tesoro, era una metafora… Volevo dire che ieri sera è
stato stupendo. Sai, non mi era mai capitato di avere una tale sintonia
sessuale con una donna, e credo che anche per te sia lo stesso, visto che,
modestamente, ti ho fatto godere per ben tre volte.”
Sally
“A Se’, ma che te credi d’esse’, Bred Pitte o De Caprio? Mo’
la prossima vorta te imparo io a tratta’ ‘na vera signora come la sottoscritta.
A parte che i preliminari nun sai manco dove stiano de’ casa, e poi er tutto è
durato 37 secondi netti: me parevi Mennea alle Olimpiadi, me parevi!”
Harry
“Ma amore, non si può sbagliare su queste cose! I tuoi
gemiti e le tue urla erano più eloquenti di qualsiasi parola… E poi, scusa, ti
ho addirittura posseduta sul cofano della macchina perché la passione ci ha
travolti prima che arrivassimo a casa tua…”
Sally
“A Se’, urlavo perché lo stemma della tua cazzo de BMW mi si
è conficcato indelebbilmente qua sur coccige, li mortacci tua e de tu’ padre
che t’ha prestato a machina! E poi, lo sai che te dico? Che nun ce vo’ gnente co’ voi uomini a farvi credere
quello che ce pare a noi. Vuoi sape’ quante vorte ho urlato pe’ finta, pur de
farti smette’ de trapanare come un breckedecker? Senti un po’ come se fa:
ahhhh, ahhhh, sìììì, ancora, daje così, anvedi ‘sto mastino, ohhhh, li
mortacci, sììì, sììì, affonda, de ppiù, li rimortacci, arivo, arivooooo!”
Pausa.
Al bar, tutti si mettono a chiamare il cameriere per
ordinare la trippa di maiale con le cotiche.
giovedì 9 gennaio 2014
UN MEDICO AL GIORNO LEVA LA SALUTE DI TORNO
Noi donne somatizziamo.
Si tratta di una verità incontestabile, anche se minimizzata
dalla comunità scientifica nella sua globalità. Ogni parte del nostro corpo
reagisce a sollecitazioni di ordine psicologico, emotivo, umorale,
sentimentale. Sembra per esempio che la sindrome da colon irritabile sia una
diretta conseguenza dell’avere un uomo idiota in casa. Ecco perché ne soffre
circo l’80% delle donne.
La cefalea, invece, è il sintomo inequivocabile di una
deprimente vita sessuale. Più lui è scarso, più lei ne soffre. E vogliamo
parlare della sindrome premestruale? Non sono gli ormoni impazziti, come crede il
genere maschile con supponenza. Trattasi del nostro utero che ci avverte del
fatto che non ne possiamo più di compagni cretini e irresponsabili.
Comunque, l’aumento esponenziale delle cosiddette malattie
psicosomatiche, ha portato allo sviluppo di un sistema di terapie alternative la
cui efficacia è ancora tutta da dimostrare.
Io mi sono sacrificata per la causa e mi sono sottoposta ad
alcune pratiche sperimentali.
Vediamone alcune.
Fitoterapia: cura delle malattie con rimedi vegetali.
Funziona, soprattutto nel caso di consumo di erba.
Fiori di Bach: da non confondere col celeberrimo compositore
tedesco. L’unica cosa che hanno in comune sono gli effetti: assumendo dosi
massicce dell’uno e dell’altro, a lungo andare sopraggiunge la morte cerebrale
del paziente.
Cromoterapia: metodo di cura che utilizza la gamma cromatica
per liberare le energie positive della mente e dello spirito. Ho provato a
osservare con attenzione una scatola da 36 di pennarelli Giotto, ma non ha
funzionato. In compenso mio nipote ne ha tratto giovamento, divertendosi a
scarabocchiare sui muri di casa mia.
Cristalloterapia: la potenza benefica dei cristalli è famosa
fin dai tempi degli antichi indiani d’America, che ne facevano largo uso prima
di andare a caccia di bisonti o di intraprendere una battaglia. Come è noto,
entrambe le categorie, indiani e bisonti, si sono praticamente estinte.
Magnetoterapia: antichissimo metodo curativo che si basa sul
concetto delle energie e dei campi magnetici all’interno del corpo umano, che
vanno stimolati e riequilibrati in presenza di stress. La diagnosi viene
effettuata installando una bussola sulla fronte, per essere certi di orientarsi
sempre verso Nord. Si è sicuri dell’efficacia quando sulla parte anteriore del
corpo si formano muschi e licheni.
Piramide di rame: chi non conosce questa antichissima
terapia sviluppatasi con successo nell’antico Egitto? In pratica, una volta
reperita la preziosa struttura, ci si sottopone ai suoi raggi benefici, che si
formano dall’accumulo delle energie cosmiche che ci circondano. L’unico effetto
collaterale potrebbe essere quello di risvegliarsi dallo stato di trance
completamente mummificati.
Iridologia: sofisticatissimo sistema di analisi grazie al
quale, osservando attentamente l’iride del paziente, si possono individuare
diverse patologie difficili da diagnosticare, dalle emorroidi al raffreddore da
fieno, arrivando persino al torcicollo e all’alluce valgo.
Pet therapy: è ormai universalmente riconosciuto anche dalla
medicina ufficiale che, se compri un cucciolo di cane o di gatto, ti passa la
depressione. Se però sei allergico ai peli di animali, cazzi tuoi e ti prendi il
Prozac.
Aromaterapia: altro metodo scientifico secondo cui i profumi
e gli odori di alcune sostanze stimolano le energie positive ed eliminano lo
stress. C’è persino chi è guarito da gravi patologie con l’inalazione degli
effluvi di vecchie Superga appena usate per la maratona di New York.
Ago a fior di prugna: tecnica dolce simile all’agopuntura che
aiuta a risolvere il problema della miopia. Non adatto a chi soffre di colon
irritabile.
Elettromedicina: terapia a bassa emissione di energia,
indicata per i trattamenti dell’insonnia e dei disturbi dell’umore. Molto
praticata negli Stati Uniti, dove però purtroppo si sono verificati alcuni casi
di decesso per errori di voltaggio troppo elevato.
Totale spese visite mediche: euro 6.486,52
Totale spese esami clinici: euro 3.792,35
Totale spese farmaceutiche: euro 5.981,75
Totale generale: euro 16.260,62
Totale insuccesso: non quantificabile
martedì 7 gennaio 2014
CURRICULUM VITAE, MORTAE E MIRACOLAE
Nella mia vita ho cambiato più lavori che mutande.
Sono passata dalla multinazionale giapponese allo scantinato
semi-clandestino dove facevo la grafica per i cataloghi della Postalmarket: in
pratica, impaginavo immagini di modelle con indosso biancheria in cartongesso
spacciato per pura seta, con didascalie scritte da diplomati alla scuola Radio
Elettra di Torino.
Però c’è sempre stato un filo conduttore in tutte queste mie
migrazioni da un posto di lavoro all’altro: la palpata di culo. Ovunque mi
trovassi, infatti, c’era sempre un datore di lavoro che mi palpava il sedere,
implacabilmente. Non ho mai capito se il mio didietro fosse così irresistibile,
oppure se fosse proprio un fatto congenito dei capi, come un tic nervoso.
Invece di mangiarsi le unghie, zac, una toccatina. Fatto sta che, anche quando
mi sono messa in proprio e sono diventata la datrice di lavoro di me stessa, ho
continuato a palparmi per mantenere vive le tradizioni.
Da giovane ho fatto anche l’impiegata; lavoravo nel settore
marketing, facevo i briefing col management, i planning coi commercials e
organizzavo meetings con i dealers. Non capivo un cazzo di quello che facevo perché non sapevo l'inglese,
ma per fortuna non se n’è mai accorto nessuno.
Poi sono diventata segretaria di
direzione. Nel senso che l’unica direzione verso cui andavo era quella della
macchinetta del caffè da portare ai capi. In ufficio c’erano delle storie degne
di Beautiful. Gente che trombava sui muletti del magazzino centrale, ritrovata
poi al terzo piano dello scompartimento C3; scenate tra amanti in corridoio con
reciproco scambio di accuse e ricerche di mercato; sussurri e grida sotto le
scrivanie durante la pausa pranzo… Alla fine mi hanno licenziato per
comportamento immorale: ero l’unica che lavorava.
Nell’impiego successivo mi sono occupata di “gestione delle
risorse umane”. Io, al massimo, conoscevo la gestione delle risorse ittiche,
agricole, forestali… Quando lo spiegavo ai miei amici, mi chiedevano se avessi
un allevamento intensivo di impiegati. Alla fine, altro licenziamento: mi
vergognavo di dire quello che facevo e così mi spacciavo per la donna delle
pulizie.
Cercando tra gli annunci di lavoro, mi accorgevo sconsolata
che, in base alle richieste delle società, avrei dovuto avere meno di 25 anni,
l’esperienza di una di 40, minimo due lauree, la conoscenza perfetta di almeno
tre lingue, l’ottima presenza, le capacità organizzative di una kapò nazista,
la disponibilità a viaggiare e a fare orari elastici e, in ultimo, la propensione a saper
gestire lo stress. Figuriamoci, io che devo prendere dieci gocce di Xanax anche
quando devo attraversare la strada. Inoltre, l’ideale sarebbe stato o avere
figli già grandi (a 25 anni?) o la prospettiva di rimanere zitella. Perché i
datori di lavoro, giustamente, hanno sempre il terrore che rimani incinta,
soprattutto se sono loro a metterti nella fastidiosa situazione.
Per non farmi mancare niente, ho fatto persino il telemarketing. Che, tradotto in italiano, significa: “Mi scusi signora se le rompo i coglioni
mentre sta guardando Vento di passioni con Brad Pitt. Le interessa un campione
gratuito del nostro beverone dimagrante Sbobbavit? Ah, l’ha già provato sua
figlia? E com’è andata? Ah, è deceduta.”
Ora, dopo anni di esperienze negative, ho finalmente trovato la
mia strada. Se qualcuno fosse interessato, si trova appena prima dell’ingresso
alla tangenziale ovest, sul Viale Famagosta, a Milano. Mi si riconosce dagli
stivali dorati.
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