venerdì 27 marzo 2015

TIPI DA CHAT


Non sono un’assidua frequentatrice delle chat, ma ogni tanto mi capita di sbirciare un po’. Quello che mi spinge è senza dubbio la curiosità: cosa c’è di più interessante (e divertente), infatti, che studiare i comportamenti umani in assenza di vincoli formali e freni inibitori? La realtà virtuale è un fantastico spaccato delle relazioni uomo-donna, in quanto non esistono filtri, e gli individui che ne sono dipendenti offrono spunti di riflessione davvero impagabili. In sostanza, la chat è come una fiction, in cui i comportamenti e i modi di atteggiarsi sono talmente stereotipati da sembrare una sorta di catalogo Postal Market delle debolezze umane.
Sulla base della mia esperienza, ho compilato un elenco per categorie dei frequentatori maschi più assidui.

I SIMPATICONI

Sono quelli che approcciano l’altro sesso con una formula forzatamente spiritosa, in genere battute tristissime studiate e messe in repertorio dopo aver passato anni a guardare programmi TV stile "La sai l'ultima", che loro considerano il top dell'umorismo raffinato e colto. Questi campioni della risata propinano il loro humour da Alvaro Vitali a qualsiasi tipo di target femminile. Vogliono per forza sembrare spiritosi, invece si rendono solo irrimediabilmente deficienti, tanto che, piuttosto, vi verrà voglia di fare la conoscenza di un serissimo assicuratore.

GLI HABITUÉ

Sono coloro che praticamente non si staccano mai dalla chat, i forzati del virtuale, che ormai non riescono più ad avere rapporti di qualsivoglia natura se non attraverso una cam. Sono metodici e sgamatissimi, compilano un messaggio standard che vale per tutte in modo da attirare le loro prede, e inviano random nella speranza che qualcuna abbocchi.  Di solito scrivono frasi a effetto, della serie, “appena ho visto i tuoi occhi, ho capito che sei una persona speciale, ecc.”; peccato che, il più delle volte, le signore sul profilo, col cavolo che mettono la loro foto!

I ROMANTICI

Oserei dire che sono i peggiori. Pensano che le donne siano tutte lì in attesa del principe azzurro, di conseguenza adottano un vero e proprio linguaggio da libri Harmony che credono irresistibile. Tra i romantici vi sono delle sottocategorie: i tormentati, ovvero coloro che dicono di essere appena usciti da una storia devastante, che vorrebbero innamorarsi di nuovo ma hanno una paura fottuta, eppure forse proprio con voi lui riuscirebbe di nuovo a lasciarsi andare; quelli che, seriamente, cercano la donna della loro vita e dopo soli due messaggini vi propongono di comprare casa e cane; oppure i furbissimi, fini psicologi che si comportano da cinici, ma vi fanno velatamente - e volutamente -capire che il loro essere disillusi è una sorta di corazza contro le cattiverie femminili. Voi credete di poterlo salvare, ma quando vi accorgete che in realtà è solo un furbacchione, ormai è troppo tardi. In ogni caso, per alcune donne (le cosiddette crocerossine, la cui unica missione è quella di salvare “lui” da una vita di solitudine), questa categoria è tra le più pericolose. Ma è deleteria anche per quelle che vogliono solo provare l’ebrezza di una conversazione hot, che invece si ritrovano a dover sostenere dialoghi da fotoromanzo anni ’70.

GLI STALKER

Sono micidiali. Quando puntano una preda, non la mollano più. Se le malcapitate non li cagano, perché dopo aver letto il loro profilo piuttosto si accoppierebbero con Charles Manson, sono destinate a un mitragliamento del tipo “Ci sei?” e “Mi rispondi?” che neanche Rambo contro i Vietcong. Presa dallo sfinimento, qualcuna potrebbe avere la tentazione di scrivere “Se non ti rispondo, un motivo ci sarà”, ma sarebbe l’errore più grave. Perché a questi malati di mente non importa il contenuto del messaggio, ma l’essere presi in considerazione, seppur in maniera totalmente negativa. Da lì partirà un nuovo attacco frontale massiccio, che può essere arginato solo uscendo dalla chat per non farvi più ritorno.

I MISTERIOSI

Sono quelli che usano un linguaggio criptico anche quando salutano, i finti intellettuali che si atteggiano a poeti maledetti capitati per caso nella chat, in quanto loro, esseri superiori, non si avventurerebbero mai di loro iniziativa in un modo così squallido come quello virtuale. Ritenendosi artisti incompresi, nelle loro conversazioni cercheranno di darsi un tono con citazioni colte, tutte naturalmente imparate a memoria al solo scopo di colpire l’immaginazione della loro interlocutrice. Si credono irresistibili, ma il loro sintomatico mistero è solo una cortina fumogena che nasconde individui in genere pallosissimi e anche abbastanza ignoranti. Provate per esempio a chiedere loro cosa ne pensano della teoria del diritto. Vi risponderanno che, in teoria, il miglior diritto degli ultimi dieci anni è senza dubbio quello di Federer.

Al prossimo post con altre impareggiabili categorie!

mercoledì 25 marzo 2015

Tutto per il verso sbagliato


“Glielo giuro, commissario, è stato un impulso improvviso. So di averlo desiderato tante volte, ma erano solo fantasie. A lei non è mai capitato di pensare "adesso questo l’ammazzo", senza poi farlo veramente? Eravamo lì, in soggiorno, e lui ha fatto l’ennesimo verso col naso, sapendo che mi faceva rivoltare lo stomaco. Gliel’avevo detto mille volte: smettila, mi urti i nervi, guarda che un giorno o l’altro te lo spacco. Lei non può immaginare cosa significhi vivere con un uomo che stantuffa e grugnisce senza sosta. Vent’anni così, se ne rende conto? Insomma, stavo stirando le sue camicie - orrende tra l’altro, non ha mai avuto gusto nel vestire… Come dice? Non divaghi? Ma guardi che questi sono dettagli importanti, avrò pure delle attenuanti! Lui era sdraiato sul divano a guardare la TV. A dire il vero, sbavava dietro a un paio di vallette discinte. No, non l’ho fatto per quello, non sono gelosa. Però, all’ennesimo verso, mi è scattato qualcosa. Mi sono avvicinata col ferro per spruzzargli in faccia il vapore – oltretutto avevo messo l’acqua distillata al profumo di mughetto – ma, non so come, la mano mi è sfuggita. Gli ho ficcato la punta proprio all’attaccatura del naso. Lui ha inalato il vapore a pieni polmoni; non vorrei dire, ma sembrava che respirasse meglio. Certo, poi ha smesso definitivamente, ma almeno per un attimo ha fatto un sospiro di sollievo, col naso libero. A sapere degli effetti balsamici del mughetto, l’avrei fatto prima. No, non sto facendo dell’ironia. Anzi, credo che sia morto contento. Come faccio a dirlo? Be’, dai pantaloni del pigiama spuntava una protuberanza. Vede che le vallette ogni tanto servono a qualcosa?

Sì, commissario, mi dispiace di averlo fatto. In fondo, ci tenevo a lui. Era un ferro professionale, e ora l’ho perso. Pensi che me l’aveva regalato proprio mio marito per il mio compleanno. Se l’avesse saputo, probabilmente avrebbe scelto un paio di pantofole col pelo.”