mercoledì 8 ottobre 2014

LE CORNA NON SON NULLA (IN CONFRONTO)


Partiamo da un presupposto. La monogamia è contro natura. Si tratta infatti di una regola imposta dalla società per mettere un freno inibitore al libero arbitrio di ciascun individuo. Ma la verità è sotto gli occhi di tutti. Il genere umano è assolutamente incapace di essere fedele, sia a se stesso sia ai suoi simili. L’infedeltà, tuttavia, non è la cosa più terribile che possa capitare in una relazione. Per una donna, per esempio, ci sono cose ben peggiori delle corna. Tipo lavare le mutande al proprio uomo. O doverselo sorbire quando è malato. Specificando che la percezione di malattia varia considerevolmente a seconda del sesso. Facciamo un esempio pratico.

DONNA:
Febbre a 37,2 °C

SINTOMI:
Leggero malessere

ATTIVITA’ SVOLTE:
Lavorare, fare la spesa, cucinare, lavare i piatti, stendere, aiutare i figli nei compiti

LIVELLO DI SOPPORTAZIONE DEL DOLORE IN UNA SCALA DA 1 A 10:
8

UOMO:
Febbre a 37,2 °C

SINTOMI:
Stato di coma

ATTIVITA’ SVOLTE:
Muovere il pollice per cambiare canale sdraiato sul divano con copertina di lana fino al mento

LIVELLO DI SOPPORTAZIONE DEL DOLORE IN UNA SCALA DA 1 A 10:
2

Questo è solo uno degli innumerevoli esempi che si può portare all’attenzione del lettore. Ecco perché studi scientifici hanno dimostrato che, tutto sommato, per una donna il tradimento può essere più sopportabile rispetto a un marito con il mal di gola o un principio di sciatalgia.

venerdì 2 maggio 2014

SUV-VIA


Ho notato che gli esseri umani ormai assomigliano sempre più alle loro auto. Una volta si facevano parallelismi con gli animali, in particolare tra i cani e i loro padroni. Adesso, invece, basta guardare un’auto che si muove per le strade di una città per capire chi le guida. Premetto che sono una donna atipica, nel senso che vado veloce, strombazzo a chiunque osi rallentare davanti a me e mi trasformo nella versione femminile di un serial killer appena appoggio il piede sull’acceleratore, quindi probabilmente non sono dotata della necessaria obiettività di giudizio. Poche cose come la guida dell’auto tirano fuori il peggio del peggio dalle persone. Eppure, mi hanno sempre affascinato le categorie umane; per esempio, ce ne sono un paio che se la giocano a pari merito nella mia top ten delle merde antropomorfe: i possessori di SUV e quelli di SMART.

Amico del SUV, già che ti compri una specie di cingolato da cui si riesce a vedere dentro le finestre del primo piano, mi fa capire senza ombra di dubbio che sei un coglione. Perché munirti di un’astronave se poi non sai dove parcheggiarla? No, la seconda o la terza fila non sono un’opzione possibile, se non per un minus habens alla Lapo Elkan (tipico esponente della categoria SUV) perché esistono delle regole che anche tu devi rispettare. Mi rendo conto che è difficile per uno come te avvicinarti a un concetto così elaborato, in quanto le dimensioni del tuo cervello sono inversamente proporzionali a quelle della tua auto, allora qualcuno dovrebbe inculcartele a forza, queste regole, così come dovrebbero inserirti a forza anche il pomello del cambio in un altro orifizio del tuo corpo. Vorrei aggiungere una postilla per le donne guidatrici di SUV. Oltre a essere già decerebrate di vostro, perché siete quelle che vanno a prendere i figli (asini) a scuola con quella specie di transatlantico, siete anche doppiamente minorate, in quanto non sapete nemmeno parcheggiarlo. Io lo so, come lo sapete voi, che quando è il momento di infilare il mostro tra due auto, dareste un anno di manicure per avere tra le mani una Seicento. Soprattutto per non sentirvi al centro dell’attenzione malevola del pubblico che vi osserva mentre strisciate contro le fiancate delle auto, per poi guardarvi con un misto di pena e disprezzo.

Nel prossimo post mi occuperò anche di quegli esseri definitivamente de-neuronizzati che guidano le SMART. Mai nome fu meno appropriato per i possessori di quella specie di slot machine su quattro ruote.

martedì 18 marzo 2014

PELO ARTISTICO


L’altro giorno ero al parco e stavo gustandomi un gelato, quando la mia amica ha cominciato a parlare di depilazione al pube. All’inizio ho fatto finta di essere seriamente interessata, poi, man mano che raccontava la sua esperienza dall’estetista, ho cominciato a provare una certa curiosità morbosa al riguardo. 

Dunque, secondo la sua estetista, le donne ormai non si limitano più a fare la ceretta alle gambe o alle ascelle (cose per me già all’avanguardia, visto che mi depilo ancora col rasoio Bic a lama singola, di quelle che basta una leggerissima pressione per finire all’ospedale con un’emorragia fulminante); ebbene, ormai è esplosa la moda di farsi fare lo stencil ai peli pubici.
Lo stencil è quella tecnica che utilizza un foglio sul quale viene ritagliato un disegno, a sua volta utilizzato per fare da guida al colore durante la pittura su una superficie.
 
Ora, dato il boom di richieste, pare che sulle pareti dei negozi da estetista vengano appesi dei cartelloni con le sagome delle foreste femminili decorate e sfoltite, così ogni cliente può divertirsi a scegliere dal menù. Oltre alle lettere dell’alfabeto (a mio parere un po’ troppo autoreferenziali), ci sono animaletti per le romantiche, saette e frecce per le più audaci, oltre a simboli grafici di varia natura. Ingenuamente, ho chiesto alla mia amica se fosse possibile far scrivere una frase, come una sorta di tatuaggio morbido; lei mi ha guardato come se fossi deficiente e mi ha detto che è impossibile. Così, ho pensato a un’alternativa: i segnali stradali. Farsi fare un bello stop potrebbe essere di monito a eventuali maniaci sessuali. Oppure, quello di senso unico: se vai in quella direzione, poi non ne esci più. O, ancora, un triangolo che indica caduta massi, dove, al posto dei suddetti, ognuno è libero di interpretare secondo la propria fantasia. O magari, il segnale di passo carraio: vietata la sosta che può impedire il passaggio in entrata e in uscita. Per ultimo, mi è venuto in mente il cartello del parcheggio: oggi come oggi, trovarne uno comodo è un miracolo, soprattutto non a pagamento.

Purtroppo, non è finita lì. Dopo aver disquisito di peli pubici (sono stata altresì informata che le eventuali rifiniture vengono apportate con la pinzetta; mi immagino quelle povere neodiplomate costrette a lavorare di fino a un centimetro dalla parte anatomica), l’argomento successivo è stato altrettanto di alto livello. Mi è stata posta questa domanda: ma tu lo sai che adesso va di moda rifarsi le labbra? Al che, finalmente, ho potuto fare lo sguardo da “ma mi hai preso per una povera ignorante?! Certo che lo so!". In effetti, basta dare uno sguardo a Novella 2000 dal parrucchiere per vedere sfilate di labbra a forma di wurstel. Purtroppo, però, la mia amica non si riferiva a quelle labbra. Si chiama "labioplastica" e va per la maggiore fra la gente in. Consiste nel rifarsi le grandi e le piccole labbra della vagina. Ovvio, vien da dire, in certi ambienti l’immagine è tutto. Non sia mai che una vip abbia una vulva meno che perfetta. 

Eppure, il top del trattamento assolutamente indispensabile è riservato ai maschi: un intervento chirurgico speciale che impazza già tra gli uomini del bel mondo: il lifting scortale. D’ora in avanti, niente potrà più far cadere i coglioni ai maschietti (purché dotati di portafoglio).
Eh, i progressi della chirurgia estetica.

giovedì 30 gennaio 2014

RAMBO VS MARY POPPINS

Cosa succederebbe se due personaggi-icona del cinema si incontrassero? Mi sono immaginata questo dialogo tra Rambo e Mary Poppins.

"Basta un poco di zucchero e la pillola va giù... "

"Mi chiamo John Rambo e sono il paladino della giustizia. Lei chi è? Si identifichi."

"Io sono una tata, mi chiamo Mary Poppins e ti prego di mettere via quell'arma che mi fa paura."

"Non posso: dietro ogni angolo si potrebbe nascondere un nemico della Patria, e io sono l'unico baluardo contro i criminali che infettano la nostra società. Lei, per esempio: dietro il suo visino innocente, si potrebbe nascondere uno sporco muso giallo."

"Guarda che qui l'unico muso sporco ce l'hai tu. Quando è stata l'ultima volta che ti sei fatto un bagno? E i capelli, poi? La mamma non ti porta mai dal parrucchiere? Avanti, andiamo a casa che ti rimetto un po' in sesto."

"Ma cosa sta dicendo? Io devo essere sporco, brutto e cattivo per spaventare i nemici della democrazia. E poi, non ce l'ho una casa, vivo in mezzo al bosco come gli animali. Non mi piace la compagnia degli esseri umani."

"Ma così ti prenderai un raffreddore! Forza, prendi lo sciroppino che ti fa bene, poi vieni da me che ti preparo una bella tazza di latte caldo e stasera a letto alle nove."

"Senta, signora Poppins, forse lei non ha capito bene chi sono io. Sono Rambo, capisce? Mi cucio le ferite da solo, uccido i nemici a mani nude e sono addestrato a resistere a qualsiasi situazione di difficoltà. E lei mi vorrebbe dare lo sciroppino per la tosse?"

"Ma certo, caro. Anzi, adesso ti faccio anche una bella punturina di antibiotici, perché mi sembri messo un po' male. Non discutere i miei ordini e andiamo."

"Uffa, non voglio la punturina, fa male al culetto! Allora preferisco lo sciroppo... E non mi dia gli scappellotti!"

"Zitto e buono, altrimenti stasera viene il russo cattivo a portarti via."

"No, il russo cattivo no, la prego. Voglio Bush..."

"Tesoro, Bush è archeologia. Non lo sai che adesso il Presidente è un democratico, e per di più nero?"  
"Un nero? Democratico?? Senta, a proposito di quella pillola che diceva prima... Quali sono i suoi effetti?"

"Non preoccuparti, ti porto in un paese dove, visti i tuoi trascorsi, potrebbero farti addirittura presidente del consiglio. Intanto dammi la manina che ti porto a casa. E se fai il bravo, oltre alla pillola, ti racconto la favola di Biancaruby e dei sette nani: Dotto, Mammolo, Eolo, Cucciolo, Brontolo, Gongolo, Berluscolo."

"E mi canta anche la ninna-nanna?"

"E va bene. Ti piace questa? E Forza Italia... per essere liberi..."

mercoledì 22 gennaio 2014

HARRY TI PRESENTO SALLY ALL’AMATRICIANA



Non sono un tipo sdolcinato, tutt’altro. Ma non disdegno di guardare le commedie romantiche, basta che siano di quelle intelligenti e sofisticate, come si suol dire. Per esempio “Harry ti presento Sally”, il classicone degli anni ’80 con una Meg Ryan non ancora botulinata e un Billy Cristal pre-imbolsimento.
Al contrario delle commedie che amo, però, io non sono per niente sofisticata. Per dire, se alla TV trasmettono “Febbre da cavallo” o “L’allenatore nel pallone”, mi stravacco sul divano e mi godo ogni greve battuta del Pomata, di Mandrake  o di Oronzo Canà.
Per non parlare dei vituperati cinepanettoni. Faccio tanto la snob, ma a me De Sica mi fa ridere, e tanto. Quando nel primo “Vacanze di Natale” viene beccato a letto con l’istruttore di sci Zartolin, con relativo mancamento del padre interpretato magistralmente da Riccardo Garrone, mi vengono le lacrime agli occhi.
Così, mi sono messa a fare un esperimento. Ho provato a immaginare la scena cult dell’orgasmo di “Harry ti presento Sally” in chiave italica, come se fosse girata da Neri Parenti o dai fratelli Vanzina.
Ecco ciò che la mia mente malata ha partorito.

I due protagonisti sono alla tavola calda. Arriva il cameriere.

“Abbelli, che volete ordina’? Come piatto der giorno abbiamo trippa de maiale con le cotiche, però ce stanno pure la coda alla vaccinara e l’abbacchio con contorno de patate alla rustica. ‘Mbe, che ve porto?”

Sally
“A me senz’artro er primo c’hai detto, ma nun ce mette’ l’ajio che me copre troppo er gusto sano der maiale; poi, l’olio cor peperoncino portamelo a parte, e invece delle patate, se ce stanno li peperoni è mejo, che so’ più diggeribbili. Portami pure er ketchapp, che se combina bene con la leggerezza della trippa.”

Il cameriere si gira verso la cucina e grida: “A Nandooo! ‘Amo a reggina dee bongustaie! Prepara un numero uno per il tavolo sei!”

Harry
“A me invece solo un’insalatina, grazie.”

Sally e il cameriere si lanciano uno sguardo di compatimento.

Harry
“Amore, ieri notte hai aperto per me le vie dell’infinito. Il tuo corpo caldo e abbacinante come la luna in cielo mi ha fatto superare le vette della passione, si sono spalancate le voragini della mia anima e ho finalmente scoperto qual è il segreto della vita: sei tu, mio unico amore.”

Sally
“A Se’, ma che cazzo stai a di’? Intanto, abbaccinante lo dici a tu’ sorella, e poi ‘sta settimana me so’ fatta tre lampade, se proprio lo vuoi sape’.”

Harry
“Ma tesoro, era una metafora… Volevo dire che ieri sera è stato stupendo. Sai, non mi era mai capitato di avere una tale sintonia sessuale con una donna, e credo che anche per te sia lo stesso, visto che, modestamente, ti ho fatto godere per ben tre volte.”

Sally
“A Se’, ma che te credi d’esse’, Bred Pitte o De Caprio? Mo’ la prossima vorta te imparo io a tratta’ ‘na vera signora come la sottoscritta. A parte che i preliminari nun sai manco dove stiano de’ casa, e poi er tutto è durato 37 secondi netti: me parevi Mennea alle Olimpiadi, me parevi!”

Harry
“Ma amore, non si può sbagliare su queste cose! I tuoi gemiti e le tue urla erano più eloquenti di qualsiasi parola… E poi, scusa, ti ho addirittura posseduta sul cofano della macchina perché la passione ci ha travolti prima che arrivassimo a casa tua…”

Sally
“A Se’, urlavo perché lo stemma della tua cazzo de BMW mi si è conficcato indelebbilmente qua sur coccige, li mortacci tua e de tu’ padre che t’ha prestato a machina! E poi, lo sai che te dico? Che nun  ce vo’ gnente co’ voi uomini a farvi credere quello che ce pare a noi. Vuoi sape’ quante vorte ho urlato pe’ finta, pur de farti smette’ de trapanare come un breckedecker? Senti un po’ come se fa: ahhhh, ahhhh, sìììì, ancora, daje così, anvedi ‘sto mastino, ohhhh, li mortacci, sììì, sììì, affonda, de ppiù, li rimortacci, arivo, arivooooo!”

Pausa.

Al bar, tutti si mettono a chiamare il cameriere per ordinare la trippa di maiale con le cotiche.


giovedì 9 gennaio 2014

UN MEDICO AL GIORNO LEVA LA SALUTE DI TORNO


Noi donne somatizziamo.
Si tratta di una verità incontestabile, anche se minimizzata dalla comunità scientifica nella sua globalità. Ogni parte del nostro corpo reagisce a sollecitazioni di ordine psicologico, emotivo, umorale, sentimentale. Sembra per esempio che la sindrome da colon irritabile sia una diretta conseguenza dell’avere un uomo idiota in casa. Ecco perché ne soffre circo l’80% delle donne.
La cefalea, invece, è il sintomo inequivocabile di una deprimente vita sessuale. Più lui è scarso, più lei ne soffre. E vogliamo parlare della sindrome premestruale? Non sono gli ormoni impazziti, come crede il genere maschile con supponenza. Trattasi del nostro utero che ci avverte del fatto che non ne possiamo più di compagni cretini e irresponsabili.
Comunque, l’aumento esponenziale delle cosiddette malattie psicosomatiche, ha portato allo sviluppo di un sistema di terapie alternative la cui efficacia è ancora tutta da dimostrare.
Io mi sono sacrificata per la causa e mi sono sottoposta ad alcune pratiche sperimentali.
Vediamone alcune.

Fitoterapia: cura delle malattie con rimedi vegetali. Funziona, soprattutto nel caso di consumo di erba.

Fiori di Bach: da non confondere col celeberrimo compositore tedesco. L’unica cosa che hanno in comune sono gli effetti: assumendo dosi massicce dell’uno e dell’altro, a lungo andare sopraggiunge la morte cerebrale del paziente.

Cromoterapia: metodo di cura che utilizza la gamma cromatica per liberare le energie positive della mente e dello spirito. Ho provato a osservare con attenzione una scatola da 36 di pennarelli Giotto, ma non ha funzionato. In compenso mio nipote ne ha tratto giovamento, divertendosi a scarabocchiare sui muri di casa mia.

Cristalloterapia: la potenza benefica dei cristalli è famosa fin dai tempi degli antichi indiani d’America, che ne facevano largo uso prima di andare a caccia di bisonti o di intraprendere una battaglia. Come è noto, entrambe le categorie, indiani e bisonti, si sono praticamente estinte.

Magnetoterapia: antichissimo metodo curativo che si basa sul concetto delle energie e dei campi magnetici all’interno del corpo umano, che vanno stimolati e riequilibrati in presenza di stress. La diagnosi viene effettuata installando una bussola sulla fronte, per essere certi di orientarsi sempre verso Nord. Si è sicuri dell’efficacia quando sulla parte anteriore del corpo si formano muschi e licheni.

Piramide di rame: chi non conosce questa antichissima terapia sviluppatasi con successo nell’antico Egitto? In pratica, una volta reperita la preziosa struttura, ci si sottopone ai suoi raggi benefici, che si formano dall’accumulo delle energie cosmiche che ci circondano. L’unico effetto collaterale potrebbe essere quello di risvegliarsi dallo stato di trance completamente mummificati.

Iridologia: sofisticatissimo sistema di analisi grazie al quale, osservando attentamente l’iride del paziente, si possono individuare diverse patologie difficili da diagnosticare, dalle emorroidi al raffreddore da fieno, arrivando persino al torcicollo e all’alluce valgo.

Pet therapy: è ormai universalmente riconosciuto anche dalla medicina ufficiale che, se compri un cucciolo di cane o di gatto, ti passa la depressione. Se però sei allergico ai peli di animali, cazzi tuoi e ti prendi il Prozac.

Aromaterapia: altro metodo scientifico secondo cui i profumi e gli odori di alcune sostanze stimolano le energie positive ed eliminano lo stress. C’è persino chi è guarito da gravi patologie con l’inalazione degli effluvi di vecchie Superga appena usate per la maratona di New York.

Ago a fior di prugna: tecnica dolce simile all’agopuntura che aiuta a risolvere il problema della miopia. Non adatto a chi soffre di colon irritabile. 

Elettromedicina: terapia a bassa emissione di energia, indicata per i trattamenti dell’insonnia e dei disturbi dell’umore. Molto praticata negli Stati Uniti, dove però purtroppo si sono verificati alcuni casi di decesso per errori di voltaggio troppo elevato.

Totale spese visite mediche: euro 6.486,52
Totale spese esami clinici: euro 3.792,35
Totale spese farmaceutiche: euro 5.981,75
Totale generale: euro 16.260,62
Totale insuccesso: non quantificabile

martedì 7 gennaio 2014

CURRICULUM VITAE, MORTAE E MIRACOLAE


Nella mia vita ho cambiato più lavori che mutande.
Sono passata dalla multinazionale giapponese allo scantinato semi-clandestino dove facevo la grafica per i cataloghi della Postalmarket: in pratica, impaginavo immagini di modelle con indosso biancheria in cartongesso spacciato per pura seta, con didascalie scritte da diplomati alla scuola Radio Elettra di Torino.
Però c’è sempre stato un filo conduttore in tutte queste mie migrazioni da un posto di lavoro all’altro: la palpata di culo. Ovunque mi trovassi, infatti, c’era sempre un datore di lavoro che mi palpava il sedere, implacabilmente. Non ho mai capito se il mio didietro fosse così irresistibile, oppure se fosse proprio un fatto congenito dei capi, come un tic nervoso. Invece di mangiarsi le unghie, zac, una toccatina. Fatto sta che, anche quando mi sono messa in proprio e sono diventata la datrice di lavoro di me stessa, ho continuato a palparmi per mantenere vive le tradizioni.
Da giovane ho fatto anche l’impiegata; lavoravo nel settore marketing, facevo i briefing col management, i planning coi commercials e organizzavo meetings con i dealers. Non capivo un cazzo di quello che facevo perché non sapevo l'inglese, ma per fortuna non se n’è mai accorto nessuno. 
Poi sono diventata segretaria di direzione. Nel senso che l’unica direzione verso cui andavo era quella della macchinetta del caffè da portare ai capi. In ufficio c’erano delle storie degne di Beautiful. Gente che trombava sui muletti del magazzino centrale, ritrovata poi al terzo piano dello scompartimento C3; scenate tra amanti in corridoio con reciproco scambio di accuse e ricerche di mercato; sussurri e grida sotto le scrivanie durante la pausa pranzo… Alla fine mi hanno licenziato per comportamento immorale: ero l’unica che lavorava.
Nell’impiego successivo mi sono occupata di “gestione delle risorse umane”. Io, al massimo, conoscevo la gestione delle risorse ittiche, agricole, forestali… Quando lo spiegavo ai miei amici, mi chiedevano se avessi un allevamento intensivo di impiegati. Alla fine, altro licenziamento: mi vergognavo di dire quello che facevo e così mi spacciavo per la donna delle pulizie.
Cercando tra gli annunci di lavoro, mi accorgevo sconsolata che, in base alle richieste delle società, avrei dovuto avere meno di 25 anni, l’esperienza di una di 40, minimo due lauree, la conoscenza perfetta di almeno tre lingue, l’ottima presenza, le capacità organizzative di una kapò nazista, la disponibilità a viaggiare e a fare orari elastici e, in ultimo, la propensione a saper gestire lo stress. Figuriamoci, io che devo prendere dieci gocce di Xanax anche quando devo attraversare la strada. Inoltre, l’ideale sarebbe stato o avere figli già grandi (a 25 anni?) o la prospettiva di rimanere zitella. Perché i datori di lavoro, giustamente, hanno sempre il terrore che rimani incinta, soprattutto se sono loro a metterti nella fastidiosa situazione.
Per non farmi mancare niente, ho fatto persino il telemarketing. Che, tradotto in italiano, significa: “Mi scusi signora se le rompo i coglioni mentre sta guardando Vento di passioni con Brad Pitt. Le interessa un campione gratuito del nostro beverone dimagrante Sbobbavit? Ah, l’ha già provato sua figlia? E com’è andata? Ah, è deceduta.”
Ora, dopo anni di esperienze negative, ho finalmente trovato la mia strada. Se qualcuno fosse interessato, si trova appena prima dell’ingresso alla tangenziale ovest, sul Viale Famagosta, a Milano. Mi si riconosce dagli stivali dorati.