venerdì 27 dicembre 2013

PICCOLA POSTA DEL CUORE


Non avrei mai pensato di poter dispensare un giorno consigli e pareri ad altre donne che, come me, hanno avuto (e sicuramente avranno ancora) problemi di coppia. Ecco alcuni dei casi più interessanti.


Mi chiamo Giulia e il mio ragazzo mi ha chiesto se ho voglia di frequentare con lui un club privée. Sono indecisa. Lo assecondo o lo lascio?

Cara Giulia, secondo me è lui che ha già lasciato te. Il fatto che senta il bisogno o la “curiosità” di andare in questi posti squallidi e malfamati, fatti apposta per la perversione e la cupidigia dei maschi, ti dimostra che tu non gli basti più, che non sei più sufficiente per soddisfare le sue perversioni e le sue morbosità. Accompagnalo pure in un club privée, se te la senti, ma sappi che il vostro rapporto si è già tristemente avviato sul viale del tramonto (frequentato peraltro da trans e battone).

Il mio ex fidanzato mi ha telefonato l’altra sera chiedendomi di ritornare con lui. Considera che mi aveva mollato due mesi fa per mettersi con una sua collega, ma poi si sono lasciati e lui ora vorrebbe riprovarci con me. Che faccio? Io lo amo ancora.
Katia

Di solito, se una donna si trova davanti a un dubbio di questo tipo, nel 99% dei casi farà sempre la scelta sbagliata. E quel misero 1% rimanente non l’avrà compiuta probabilmente perché deceduto. Come mai succede questo, mi chiederai? E chi lo sa? Forse perché siamo masochiste. Forse perché siamo più capaci di perdonare e dimenticare. O forse perché siamo sceme. Io propendo per la terza ipotesi. Auguri.

Sono Annalisa e ti scrivo da Benevento. Mio marito è scappato con la baby sitter, e io sono rimasta sola con due bambini. Cosa potrei fare per farlo tornare a casa?

Semplice, assumere una baby sitter ancora più gnocca dell'altra.

Da qualche tempo tra me e mio marito si è creata una singolare situazione, alquanto imbarazzante. Premetto che mio marito è un uomo dall’aspetto molto virile, è alto circa un metro e ottanta, porta il 46 di scarpe e ha una folta capigliatura, molto folta direi, (tanto che può essere difficile notare una interruzione tra le sopraciglia e l’attaccatura  dei capelli) e benché ormai qualche filo bianco ne intacchi il nero corvino, mantiene un discreto aspetto giovanile. Ma da qualche tempo, come ti dicevo, ho notato un fatto che mi lascia perplessa e mette a rischio la nostra unione: lui indossa di nascosto i miei collant. Passato il primo momento di sconcerto, ho deciso di affrontarlo e di chiedergli una spiegazione. È stato molto evasivo, mi ha detto che ognuno ha i suoi svaghi e che non si può pensare sempre alla famiglia. Mi è crollato il mondo addosso, in venticinque anni di matrimonio avevamo sempre condiviso tutto, gioie e dolori… ma non le calze! Se aveva voglia di svagarsi, non poteva andare alla bocciofila, come fa il marito della Piera? Come devo comportarmi?
Tua affezionatissima Luisa
p.s.
Dimenticavo di dirti: tieni conto che io sono alta un metro e cinquantuno e immagina in che modo mi concia i collant! Dici che dovrei affrontare anche questo argomento con lui?

Certo che devi affrontare questo argomento. Per esempio, potresti consigliargli i 90 denari, che si smagliano meno facilmente e in più sono anche leggermente contenitivi. Mi raccomando, però: non fare che questa sua insolita abitudine diventi per te motivo di ansia e preoccupazione. A proposito: sei proprio sicura che il marito della Piera vada davvero alla bocciofila? Sai com’è: tra il tirare palle e il raccontarle la differenza è molto sottile…

Buongiorno,
le scrivo per un consiglio: mio marito è un uomo molto influente e ascoltato. Tutti lo tengono in considerazione e di conseguenza noi siamo una famiglia molto in vista e stimata. Non abbiamo mai avuto problemi particolari, se non quelli normali di ogni famiglia: la scuola dei figli (tedesca o americana?), la colf che non se ne trovano più come si deve, il botulino che ormai lo fanno tutti ecc, ma non la voglio annoiare con queste amenità e vengo al dunque. L’altro giorno, dalla parrucchiera, sfogliando uno di quei giornali di gossip, ho visto delle foto che ritraevano dei noti personaggi a bordo di uno yacht in atteggiamenti “intimi” con uno di quegli equivoci individui definiti trans. Tra i personaggi ritratti (era una foto molto sfocata) sono sicura di avere riconosciuto mio marito, ed era tra quelli che si davano più da fare con quella zoccolona! Tornata a casa dopo la messa in piega (tra l’altro, ho cambiato colore, un castano più morbido) ho subito buttato in faccia a quel porco di mio marito quelle foto; lui non ha smentito ma mi ha assicurato che il trans era regolarmente operato e che ora da Gino si chiama Cinzia. Guardi, a volte come si fa una tempesta in un bicchiere d’acqua! È proprio vero che col dialogo si risolve tutto, non come vorrebbero quei disfattisti che vogliono distruggere la famiglia con quelle leggi sulle convivenze! Che imparino che se si vuole essere veramente felici bisogna rispettare le leggi che ci sono, non farne di nuove!
Dimenticavo il consiglio: per fare pace, quel malandrino di mio marito mi ha proposto di fare l'amore con l'ausilio di oggetti "particolari". Io avrei preferito un gioiello, cosa gli dico?

Potresti unire l'utile al dilettevole. Oggigiorno si trovano dei fantastici sex toys, tra i quali un anello da posizionare sul suo "undicesimo dito". Così, intanto che glielo infili, potresti pronunciare le tue promesse matrimoniali con rinnovato vigore.   

Gentilissima catskin,
il pastore faccio, e tengo le pecore in Supramonte. Di stare in montagna contento sono, e pure quando ritorno al paese contento sono! Ritrovvo la moglie mia, che mi prepara i malloreddus e mi riscalda dalle notti in Supramonte meglio della lana di peccora. Ma ora modernizzata si è, farsi bella si è voluta, comme le femmine della televisione! Dall’estetista è andata, tutta tosatta è ritornatta, senza un pelo, le gambe lisce come il porceddu appena nato tiene, i baffi pure sono sparitti, e poi tutta profuma che non la riconosco! Deluso sono, e ora a Esmeralda penso, lei sì che sa contentare un uomo, morbida e sottomessa, e di poco si contenta, e mai guarda la televisione! Ora tardi è, andare devo, ancora da tosare Esmeralda ho.

Come volevasi dimostrare. A volte noi donne ci ostiniamo a voler cambiare look a tutti i costi, nonostante il parere contrario dei nostri uomini. Un’unica perplessità: ti lamenti tanto di tua moglie che si depila ma non ti fai scrupoli a tosare completamente la povera Esmeralda. È proprio vero che i peli non sono uguali per tutti.

Ciao, 
sono una ragazza senza esperienze, finalmente ho trovato l’amore con la A maiuscola! Ora lui mi ha chiesto la prova d’amore… sento di potermi fidare dei suoi sentimenti e ho deciso di accettare l’invito per un fine settimana romantico nella casa dei suoi al mare. Pensi che sarà sufficiente riprendere le scene più interessanti col cellulare per metterle su Youporn, o è meglio una ripresa più professionale?
Timida sentimentale

Ecco una ragazza con dei sani principi morali. La prova d’amore, si sa, è un passaggio molto importante per una donna, ed è giusto condividerlo con quel milione e mezzo di persone che ogni giorno naviga su Youporn. Io quindi opterei per il cellulare, anche perché le riprese professionali necessitano di maggiore precisione nelle inquadrature.

Cara cat,
so che il mio ex è uno stronzo, mi ha tradita e mi ha picchiata, però sento ancora di amarlo, nonostante viva da un mese con la mia migliore amica. Che cosa devo fare?
Anonima

Tu purtroppo soffri della classica Sindrome da Tappetino Calpestato, tipico disturbo che colpisce nove donne su dieci. Se sei disoccupata, potresti aprire la partita IVA e proporti come bersaglio mobile nei luna park o come punching ball nelle palestre di boxe, aprendoti a nuove strade professionali. Questa propensione tutta femminile ad amare i propri aguzzini la dice lunga sull’evoluzione emotiva compiuta dalle donne nel corso dei secoli.

Cara catskin,
lui non mi chiama, sono ormai tre giorni che mi ha lasciata e non chiama. Eppure, te lo giuro, sono andata a letto con Marco solo per farlo ingelosire. Che dici, ho esagerato?

Per così poco? Si sa che gli uomini sono troppo permalosi. Gli passerà, vedrai. Quando vi avrà visti morti entrambi.

Cara catskin,
sono rimasta incinta del mio ex. È stato un ritorno di fiamma che ci ha colti al matrimonio di amici comuni, poi naturalmente abbiamo ripreso a litigare come sempre e non l’ho più visto né sentito. Che faccio, lo chiamo?

Sarà senz’altro entusiasta del contenuto della tua telefonata. Comunque, lui deve assumersi le sue responsabilità. Il problema è che, dopo aver sentito la lieta novella, oltre alla responsabilità penso che si assumerà anche qualcos’altro, tipo droghe o alcol.

venerdì 20 dicembre 2013

Il giorno più bello


Ogni tanto ripenso con nostalgia al giorno del mio matrimonio.
La cerimonia si è svolta in una chiesetta di campagna, in una torrida mattina di giugno, ed è stata molto emozionante; mia madre ha pianto commossa per tutta la funzione (poi ho scoperto che piangeva perché aveva dimenticato di attaccare l’ossigeno alla vecchia nonna, che soffre di enfisema; per fortuna, quando è tornata a casa, l’ha trovata con il tecnico del Salvalavita Beghelli che le praticava la respirazione artificiale); il mio novello marito, che è sempre stato un uomo poco incline a manifestare le proprie emozioni, al momento del fatidico “sì” ha vomitato sul paggetto che portava le fedi; di conseguenza il prete, suscitando la costernazione dei chierichetti e dei presenti, ha inveito con termini brutali ma efficaci contro il suo onnipotente datore di lavoro.
Il pranzo di nozze si è svolto nella tipica cascina fuori Milano, dove di solito il menù consiste - anche in estate inoltrata con 31 gradi all’ombra - in: ravioloni di carne con sugo di lepre; pasta all’uovo fatta in casa condita con panna, besciamella e funghi; brasato con polenta e gorgonzola; ossibuchi con le cotiche e le verze. Il tutto intervallato dall’orripilante sorbetto al limone, perché, secondo la bizzarra teoria dello chef, fa molto “novelle cousine” provocare allo stomaco, dopo il calore impietoso dei primi piatti, un improvviso quanto traumatico calo termico; tutto questo per poi riabituarsi repentinamente al sapore delle verze bollenti.
Al momento del dessert, dopo circa sette ore dall’inizio del pranzo, gli invitati hanno cominciato ad assumere una strana espressione catatonica, motivata anche dall’esibizione interminabile di “Silvano e la sua orchestra”, il cui repertorio andava dai Cugini di Campagna a Pupo, passando da Peppino di Capri a Gino Paoli; nel bel mezzo della Bassa Milanese era curioso ascoltare “sapore di sale, sapore di mare, che hai sulla pelle, che hai sulle labbra”, quando in realtà l’unico sapore che ti sentivi in bocca era quello del brasato con le cotiche che saliva e scendeva al ritmo dei favolosi anni ’60.
Poi finalmente, come un incubo che finisce, alle dieci di sera tutti a casa a stramazzarsi sui propri letti, dopo essersi tracannati un provvidenziale tazzone gigante di acqua e bicarbonato. Prima di addormentarmi, un ultimo pensiero: il ferreo proposito di convincere chiunque - parenti, amici, figli e nipoti - che ormai siamo nel ventunesimo secolo e non c’è più bisogno di sposarsi; anzi, che la convivenza è un atto serio e responsabile, da persone adulte e mature.
Per il viaggio di nozze ci siamo avventurati in una di quelle isole da sogno, un vero angolo di paradiso terrestre; era da molto tempo che mio marito sognava di visitare un luogo esotico, con le spiagge bianche, le palme, il mare trasparente, i tramonti dai colori inverosimili e le capanne in mezzo alla foresta (dotate però di ogni comfort, compresa l’antenna parabolica per non perdersi il derby Milan-Inter); immancabile poi la presenza del tipico indigeno-schiavo, pronto a esaudire ogni desiderio, dal cocktail analcolico a basa di frutta al massaggio rilassante con olii essenziali. Peccato che, essendo la stagione dei monsoni, nell’arco di una settimana ha piovuto sei giorni di fila, l’antenna parabolica si è guastata - con relativa crisi nervosa di mio marito perché “chi cazzo me l’ha fatto fare di venire in quest’isolaccia deserta di merda quando a quest’ora ero sul divano a guardare il Milan su Sky” - e in più, gli indigeni-schiavi erano in sciopero per una spinosa vertenza sindacale con i proprietari del villaggio-vacanza; al ritorno dal viaggio, per colpa del grave stress emotivo provocato dalla mancanza di calcio (nel senso di football), mio marito si è preso un’altra settimana di vacanza ed è andato a Las Vegas per riposarsi.
Nonostante queste piccole contrarietà, la nostra vita matrimoniale è sempre stata soddisfacente; mai un litigio, mai una discussione, mai una parola fuori luogo o uno scatto di nervosismo. Al contrario, un dialogo costante, tanta comprensione e rispetto reciproco. Certo, non era facile trovarlo al telefono, vista la differenza di fuso orario tra il Nevada e l’Italia; però, quelle poche volte che siamo riusciti a sentirci, abbiamo fantasticato sul suo rientro a casa o sul mio trasferimento a Las Vegas. Solo che lui avrebbe voluto fare le due cose contemporaneamente, e allora non avremmo certo risolto il problema delle bollette telefoniche.
Un giorno mi ha telefonato e mi ha chiesto, con tono commosso, se volevo un figlio da lui. Con pari commozione, naturalmente, ho risposto di sì, felice come non lo ero mai stata: così, lui è tornato a casa e mi ha portato Kevin Pasquale, un bel bambino che assomiglia tanto al suo papà e un pochino, credo, anche alla sua mamma, una ballerina del Gran Casinò di Las Vegas.
Ormai è passato un anno dal giorno in cui mio marito è tornato, e devo dire che non mi sono mai pentita della mia scelta; l’altro giorno per esempio, lo guardavo attentamente e pensavo che la vita è davvero meravigliosa, che a volte ti regala delle gioie inaspettate. Osservavo il suo volto sereno, il suo corpo rilassato, le sue lunghe dita intrecciate - che belle mani che ha mio marito -, i suoi capelli sparsi sul cuscino, e pensavo: poche donne hanno la fortuna di assaporare dei momenti così sublimi.
Poi il becchino ha chiuso la bara, e io me ne sono andata dalla camera mortuaria dicendo tra me e me: e sì, momenti così nella vita ce ne sono pochi, godiamoceli finché durano.

giovedì 12 dicembre 2013

MALEDETTO WALT DISNEY

Noi donne siamo state fregate dal mito del principe azzurro. 

Colpa di Andersen, dei fratelli Grimm, di Perrault, ma, soprattutto, del signor Walt Disney. Che, per decenni, ci ha propinato la favoletta del "e tutti vissero felici e contenti". 
Sì, ma ci siamo mai chieste cosa succede dopo? Una volta dissolta la scritta The end sugli schermi cinematografici, che cosa succede alle nostre sventurate eroine?

Aurora, per esempio. La bella addormentata, destata da un bacio del suo principe in calzamaglia. Dettaglio che, di per sé, doveva già farle scattare un campanello d’allarme. Immagino la mattina, al momento del risveglio nel lettone a baldacchino: lui con un alito fetido, lei che si volta dall’altra parte facendo finta di dormire ancora. Poi, una volta alzati, lui che le chiede consiglio su quali collant indossare: velati o 70 denari? Push up o contenitivi? E’ difficile andare d’accordo quando ti tocca accompagnare il marito dalla merciaia e spiegare che le calze non sono per te.

E Biancaneve? Prima sfruttata da sette nanetti maniaci che, tirchi com’erano, non le pagavano neanche i contributi. Poi, una volta resuscitata da un altro amante delle calze aderenti e trasferitasi in un castello da sogno, relegata in cucina a supervisionare il catering per settecento persone. Meglio, molto meglio farsi molestare da sette vecchiacci bavosi, che almeno di giorno si levavano dalle palle per andare a lavorare in miniera, piuttosto che accasarsi con il classico figlio di papà arricchito.  
  
Per non parlare di Cenerentola. Per anni a parlare con topi e uccellini, a spazzare pavimenti e a subire infinite vessazioni da parte di tre sadiche virago (ma un moto di ribellione mai? Allora ti meriti proprio una vita di merda, cretina).
Poi - dopo il matrimonio - sfatta, ingrassata, infelice, a fare shopping compulsivo da Scarpe & Scarpe. 


In quanto a Bella, che già pregustava estentuanti nottate di sesso con la sua Bestia, ora l’unica cosa di bollente che si porta a letto è la boule dell’acqua calda. Salvo, ogni tanto, quando l’ormone si rifà vivo, sciogliere di nascosto il viagra nella camomilla serale del marito.

Insomma, l‘amore è proprio come una fiaba: finisce sempre col matrimonio.
 

lunedì 9 dicembre 2013

LE DIECI SCUSE PIÙ STUPIDE CHE ABBIATE MAI SENTITO DA UN UOMO PER GIUSTIFICARE UN RITARDO O UN’USCITA SOSPETTA


 “Cara, esco a prendere le sigarette”: questa frase è ormai scolpita indelebilmente nell’immaginario collettivo come la tipica scusa maschile per evadere dalla casa e dalle responsabilità. Come a dire, la famiglia che va letteralmente in fumo. Ebbene, le ormai obsolete sigarette sono state soppiantate da espedienti ben più fantasiosi, se non addirittura improbabili. Ecco le dieci scuse più sceme che vi sia mai  capitato di sentire.

1)    Vado a portare il cane al parco per fargli fare una pisciatina (il cane è morto da un mese)
2)    Staserahounariunioneconilcapofaròmoltotardinonmiaspettarealzata (detta tutta d’un fiato perché attanagliato dall’ansia da megapalla)
3)    Sai, ho incontrato un vecchio amico che non vedevo da 10 anni e ci siamo fermati a bere qualcosa, poi ero troppo brillo per guidare e ho fatto un riposino in macchina (è astemio)
4)    Non puoi immaginare, mi si è bucata una gomma sulla tangenziale e ho dovuto cambiarla (la ruota di scorta manca da una vita)
5)    Stasera ho la partitella con gli amici, poi andiamo a mangiarci una pizza (lui non può più giocare perché gli mancano entrambi i menischi)
6)    Luca si è appena mollato con la fidanzata e mi ha chiesto di andare a consolarlo (la ragazza di Luca vi ha appena chiamato per invitarvi all’imminente matrimonio)
7)    Stavo tornando a casa quando mi hanno chiamato dall’ufficio perché avevo dimenticato della documentazione urgente (fa il meccanico)
8)    Non ti ho avvisato perché ho lasciato il cellulare in macchina (in quel momento si sente la suoneria provenire dalla sua tasca)
9)    Sono in una galleria, la voce va e viene, non ti sent… (in sottofondo si sente una musica da discoteca)
10) Torno presto

giovedì 5 dicembre 2013

LE COSE CHE PRIMA O POI VI PORTERANNO A DISFARVI DI LUI (se ancora non l’avete fatto)


Non c’è uomo educato che tenga. Una volta che il rapporto si è avviato sui binari standard della quieta monotonia, il vostro partner, da gentleman inglese del Settecento, si trasforma inevitabilmente in protoscimmia del Mesozoico. Cose che prima non erano neanche lontanamente concepibili, come mingere davanti a voi o ruttare sconsideratamente a tavola, ora non solo sono all’ordine del giorno, ma persino ritenute doverose per una migliore tenuta del rapporto. Perché i maschi adorano esprimersi in versi, benché non poetici. In genere, infatti, sono provocati da fastidiose disfunzioni gastro-intestinali. Vi considerano ancora le loro muse, tuttavia non ispirate più pensieri gentili o lettere d’amore, bensì epiteti irripetibili e maledizioni al cui confronto, quella di Tutankamon era un semplice avvertimento. E la cosa triste è che dopo un po’ non ci si fa più caso, ma anzi, si comincia a provare una certa tenerezza verso la loro tendenza a lasciare andare gas mentre dormono o a farsi le caccole pensando di non essere visti.

                                            

Il piede radioattivo


Lui dice che la colpa è delle scarpe. Che ha sudato. Che gli si sono bagnati i piedi. Che il detersivo non lava bene. Tutto, fuorché la spiegazione più logica: gli puzzano i piedi. Sarà un fatto ormonale, sarà che il maschio ha tendenzialmente una leggera idiosincrasia verso l’igiene, sarà quel che sarà, ma il problema resta. Soprattutto nell’aria, quando alla sera si toglie il mocassino-trappola mortale e l’effluvio che emana è talmente violento da tramortire persino il bambino perennemente raffreddato. Che comincia a piangere e corre da mamma tutto spaventato: papà è morto, papà è in stato di putrefazione, papà si sta trasformando in un gorgonzola. In genere, l’uomo adulto ridacchia con compiacimento, perché per lui è un punto di merito rilasciare quell’afrore da obitorio. Anzi, secondo lui “l’uomo ha dda ppuzza’”, come dice un famoso proverbio coniato senz’altro da uno sporcaccione. Allora voi, sulle prime, per non offenderlo gli regalate il Pedorex talco, ma vi accorgete che ha preso a sniffarlo al posto della cocaina. Così, passate alla crema contro gli odori cattivi (fine eufemismo usato dalle case farmaceutiche per non scrivere ‘crema contro una delle più frequenti cause di divorzio’); poi passate allo spray da spruzzare nelle scarpe (come se per curare il cancro ai polmoni si mettesse nei pacchetti di sigarette una fiala di eucalipto); infine, disperate, disponete nei punti strategici della casa ogni possibile candela divora-odori, tanto da farla assomigliare a un gigantesco altare scintoista; ma tutto è inutile, perché quando alla sera il piede killer fuoriesce dal mocassino, ogni possibile profumo ai “campi fioriti di primavera con note di limone e menta più una spruzzata di essenza marina” viene sovrastato da quel diabolico e immondo olezzo, che si sparge per tutta la casa e impregna persino le pareti. Finché voi, ormai al lumicino, mentre dorme gli sparate direttamente in vena tutto il flacone spray del Febreeze formato famiglia.

Il dito-talpa (mi ricordo montagne verdi)


Capita che, alla sera, dopo aver lavato i piatti, facciate finta di andare in bagno; invece, vi nascondete dietro la porta del salotto, aspettate qualche minuto e… tac! lo beccate mentre il suo dito sta esplorando gli anfratti più reconditi delle narici, come se stesse percorrendo avanti e indietro tutto il traforo del Gran San Bernardo. Al momento si sentirà un topo in trappola, ma poi, con un sussulto d’orgoglio, manifesterà tutta la sua indignazione verso la vostra estrema mancanza di rispetto nei confronti della sua privacy. Alle vostre accuse risponderà SEMPRE che in realtà stava solo grattandosi una fastidiosa crosticina del naso, negando clamorosamente l’attività di speleologo che pratica ogni volta che voi uscite dalla stanza e lo lasciate solo. E a nulla valgono le vostre proteste quando gli fate notare i fastidiosissimi pallini verdognoli che costellano il pavimento vicino al divano. Perché lui negherà fino alla morte, anche se il suo dito risulterà essere positivo all’anti-caccoling.  

Aria di casa mia

L’uomo ha due piaceri fisici nella vita: provare l’orgasmo e scoreggiare. Il peto è considerato ancora più sublime dell’orgasmo per via delle innumerevoli varianti, dei diversi effluvi sprigionati e delle soddisfazioni che suscita a livello subliminale. Per il rapporto la scoreggia è uno spartiacque, al pari della pipì; è il momento in cui la coppia ufficializza il proprio status, rende nota una prassi consolidata di abitudini private e pubblici vizi. Altro che matrimonio in chiesa. L’uomo aspetta prima di scoreggiare davanti alla propria compagna per un periodo considerato sufficiente (di solito qualche settimana di convivenza), per poi verificarne e saggiarne le reazioni. Che di solito sono di imbarazzo i primi tempi, poi di divertimento ridanciano, infine di rassegnazione. Gli uomini fanno a chi scoreggia di più e meglio, e si piccano di essere dei grandi scoreggiatori quando riescono a modulare la fuoriuscita di gas a mo’ di concertino sinfonico. Tutto ciò non li imbarazza minimamente, perché la scoreggia è liberatoria, è un impulso infantile e gioioso, è un ritorno alla fase anale di freudiana memoria. E guai a quella donna che si lamenta. La donna deve sempre ridere delle scorregge del proprio uomo, se non addirittura apprezzarne e incoraggiarne la pratica quotidiana.
 
Asse su, asse giù

Parlando di piaceri fisici, non si può dimenticare la scrollatina maschile al termine della pisciata mattutina. Il problema della tazza del cesso per una donna è relativo. Tanto, le macchioline gialle costelleranno in ogni caso l’asse non sollevato o il bordo della tazza del cesso, con gran dispendio di Cif ammoniacal per disinfettare il luogo del misfatto. L’inconveniente più fastidioso, però, è che lei in genere - soprattutto al mattino, mezza rincoglionita dal sonno - non si accorge dell’asse sollevata e si siede direttamente sulla ceramica, calcolando in automatico l’abituale distanza tra culo e asse per poi accorgersi, con un inquietante senso di vertigine, di stare sprofondando in un buco senza fine, fino al brutale atterraggio sul bordo gelido. Come quando si va sulle montagne russe e c’è quell’attimo di sospensione spazio-temporale prima della terrificante discesa. E lì, le maledizioni all’indirizzo dei piscioni distratti si sprecano.
 
“Striscia” la mutanda

C’era una vecchia barzelletta sporca che definiva in modo appropriato la differenza tra zona anteriore e zona posteriore delle mutande di un uomo. Dove c’è la patacca gialla è il davanti, dove c’è la striscia giallo-marron è il di dietro. L’uomo, purtroppo, è convinto che la scrollatina sia sufficiente a far sparire le tracce di una recente minzione. Mentre invece, è scientificamente dimostrato da anni e anni di trattamenti con omini bianchi e anti-smacchiatori, che in realtà la patacca giallo-piscia è come la macchia di cioccolato o di erba: l’alone rimarrà per sempre evidente in controluce. Per non parlare dell’ancora più vomitevole striscia marroncina, prova evidente di una trascurata igiene post-evacuatoria. Ma non c’è nulla da fare: rimproveri, scenate, mutande gettate nella pattumiera, non hanno alcun effetto su questi “macchiaioli” contemporanei. Per loro la patella è un marchio tribale, come il tatuaggio sul braccio o il piercing al naso.


Cara, chiama il pronto soccorso che ho 37 e due di febbre

Sono grandi, sono forti, sono loro che comandano il mondo, ma quando si tratta di affrontare un’innocua febbriciattola, diventano dei lamentosi parassiti, ingestibili e insopportabili ancor più del solito. Avete mai visto una donna che con 37 °C sta a letto moribonda? Avete mai visto una femmina che, nonostante le ossa rotte e i muscoli doloranti per l’influenza, non si trascini faticosamente per casa occupandosi dei figli e del marito? Avete mai visto un uomo preparare il brodino caldo per la propria compagna sofferente? Pura fantascienza. E invece, il maschio (che riesce a regredire facilmente all’età infantile in quanto, durante la sua esistenza, arriva solo fino alla fase adolescenziale), appena ha un dolorino, un crampetto, un mezzo grado in più, diventa l’essere più fastidioso e cacasotto del mondo. Perché gli uomini, che già non sanno affrontare il dolore e rimangono impotenti di fronte alla sofferenza altrui, figuriamoci cosa fanno davanti alla propria. Credono di saper gestire le difficoltà, ma appena entra in campo la malattia (di lieve entità, poi, mica cose serie) assurgono al ruolo di malati terminali, lasciandosi andare completamente alla trasandatezza e mettendosi totalmente nelle mani dei loro poveri surrogati materni: ovvero le mogli, uniche, vere vittime dei blandi e innocui malanni maschili.

L’uomo discende dalle scimmie o dai lama?


Bisognerebbe chiedere alla scienza se la conformazione delle ghiandole salivari è differente a seconda del genere sessuale. Infatti, non è ancora stata trovata una spiegazione logica e razionale a uno dei fenomeni più disgustosi e repellenti che da sempre differenziano l’universo maschile da quello femminile: lo sputo. Marciapiedi lastricati di ciccate, verze e sostanze biancastre e filamentose stanno lì a provare la veridicità di questo strano fenomeno tipicamente maschile. Sembra che aspirare il catarro, formare una biglia ed espellerla lanciandola il più lontano e il più velocemente possibile, sia una delle attività preferite dall’uomo, a prescindere dall’età, dall’educazione e dallo status sociale. Basta guardare i calciatori (che, casualmente, vengono sempre ripresi mentre scaracchiano o mentre si “soffiano” il naso senza fazzoletto), maestri ormai riconosciuti di quest’antichissima arte. Vedere una donna che sputa è tanto raro quanto trovare un capello non sintetico sulla testa di Berlusconi. Perché, al di là della volgarità del gesto, non ci si capacita di questa iper-produzione salivaria che si crea nella cavità orale del maschio e non invece in quella della femmina. Forse abbiamo una conformazione fisica diversa, forse sono gli ormoni, forse c’è una causa genetica. O forse, gli uomini sono solo dei maiali, senza offesa per gli educati suini.
  
La pelle dei piedi

Là dove già si è accumulata la collinetta verde di produzione nasale, si possono trovare anche tracce di epidermide direttamente strappate dalle piante dei piedi. Esistono strumenti appositi per l’eliminazione di duroni e di calli (lamette, pietre pomici e quant’altro), ma volete mettere la goduria di un uomo quando se li gratta via con l’ausilio delle unghie, lasciate crescere apposta per questo tipo di discutibile funzione? Tanto, pensano loro, dove non arrivano l’aspirapolvere o lo swiffer, arriva l’amico acaro, che si ciba di tutto ciò che cade dal nostro corpo (cellule epiteliali, capelli, ciglia e persino i nostri coglioni, quando li osserviamo mentre svolgono queste abominevoli pratiche sul divano di casa).

Scende il capello ma che fa

C’è chi lo fa per esigenza e chi per assomigliare a Bruce Willis, ma il problema è che non tutte le teste stanno bene rasate. E il riporto è un’alternativa inconcepibile, riservata solo a coloro che non conoscono il senso della vergogna e che magari si vestono ancora in stile anni ’70. Prima o poi, 90 uomini su 100 perdono sul campo decine di migliaia di capelli, vittime inconsapevoli la cui caduta rivela gradualmente fronti un tempo per nulla spaziose, tempie scavate, zigomi gonfi e nuche rugose. Se le donne potessero prevedere il cambiamento che si compie nel maschio dopo i trent’anni, quando al posto della zazzera sexy e selvaggia si comincia a intravedere un’orribile cranio pieno di macchie e di strane irregolarità, forse ci penserebbero due volte prima di accoppiarsi con un uomo. Perché, non c’è niente di più triste di un maschio che tenta disperatamente di nascondere la calvizie incipiente con lozioni puzzolenti, inutili massaggi, pillole anticaduta e, come estrema ratio, trapianti o parrucchini abominevoli, ultimo punto di degrado del vanitoso. E allora, meglio una bella rasata e via, come novelli Yul Brinner sulla cui capoccia lucida ci si può addirittura specchiare. Peccato che, sotto tutti quei centimetri quadrati di pelle, non ci sia niente di altrettanto voluminoso che riempia quell’inutile spazio vuoto.   

Artigli pericolosi

È probabile che negli anni voi abbiate diligentemente collezionato decine di forbicine per le unghie con diversi tipi di punta: dalla piatta alla curva, da quella affilata a quella per neonati. Eppure, date le ragguardevoli dimensioni delle sue unghie, l’attrezzo più adatto a lui è sicuramente il trinciapollo. Per forza: più che unghie, infatti, sembrano artigli, oltretutto duri, spessi e di colore tendenzialmente giallastro. In particolare quelle dei piedi, poiché quelle delle mani, o se le mangiano, o se le lasciano crescere per arpeggiare sulla chitarra come patetici emulatori di Paco De Lucia. Per voi, invece, la loro toilette mensile è come un incubo ricorrente. Quando infatti il tagliaunghie, detto anche tronchesino (quello che non si riesce mai a infilare negli angolini, lasciando l’unghia squadrata, come se fosse stata progettata da un geometra) scatta come una ghigliottina sui loro artigli da avvoltoio, pezzi di unghia sparati come proiettili vagano per il bagno, rischiando di ferire chiunque si trovi sulla loro traiettoria. Starà poi a voi andare a ricercare i bossoli ormai vuoti incastrati dietro il lavandino o la vasca, sempre che i soliti, famosi acari non li abbiano trascinati via ululanti per banchettare.

Il lago oltre la vasca

Chissà perché il bagno è il luogo dove l’uomo riesce sempre a tirare fuori il peggio di sé. Quando esce dalla vasca, infatti, dove ha passato le ultime due ore circondato da paperelle e pietre pomici galleggianti, oltre che a leggere un giornale ormai completamente spappolato, dire che fa un lago è non solo riduttivo, ma anche leggermente offensivo nei confronti della massa di liquido. Perché, al pari di Mosè che aprì le acque del Mar Rosso per far passare il suo popolo, così lui si fa largo nella vasca, rovesciando litri e litri di acqua per far passare il suo corpo nudo e ballonzolante fino all’accappatoio; e, come la diga di Assuan si apre e si chiude gettando nell’omonimo lago milioni di tonnellate di liquido, così la vasca tracima e il pavimento del bagno si trasforma in una palude infestata dagli alligatori, come neanche nella Louisiana francese. E ogni volta sono asciugamani e giornali gettati per terra per assorbire l’acqua in eccesso, come se fosse possibile asciugare il lago di Garda stendendogli sopra uno straccio per pavimenti. 

Gli uomini sono tutti poeti perché si esprimono in versi, soprattutto di notte quando dormono


Se dormite, lui vi sveglia. Se siete sveglie, vi impedisce di addormentarvi. E così, non c’è rimedio al suo russare, a quel rantolo fastidioso e irritante, a quegli sbuffi da locomotiva dell’800, a quei fischi e a quei ronzii al cui confronto, una zanzara d’estate sembra una tisana rilassante. Lui non vuole saperne di dormire sul divano perché è scomodo, allora voi provate con tutte le tecniche e i rimedi che trovate in giro. Dagli spray che in teoria dovrebbero ridurre l’intensità dei grugniti e che, invece, stimolano ulteriormente le sue secrezioni nasali - facendogli fare ancora più versi -, ai cerotti che allargano il naso i quali, oltre a farli sembrare dei pugili suonati, gli fanno passare ancora più aria dalle narici, con conseguente aumento dell’attività russatoria; dai cuscini anatomici - l’invenzione più pacco di tutta la storia delle invenzioni-pacco - che tramutano i rantoli in inquietanti nitriti equini, fino ai rimedi della nonna, quali tisane, erbe, decotti e impiastri da mettere sul petto per sciogliere le mucose. Tutto inutile: non solo il russare aumenta, ma in più lui dormirà ancora più beatamente del solito, lasciandovi nella più cupa disperazione. E non saranno di consolazione i calci agli stinchi sotto le lenzuola o il tappargli il naso per alcuni secondi, con la tentazione di non mollare la presa fino a quando non annasperà in cerca d’aria (e così, a quel punto, potrete finirlo soffocandolo con il cuscino anatomico, che almeno si rivelerà utile a qualcosa). Passerete le vostre nottate a fare il richiamo del gatto, a rigirarvi nel letto in cerca di una soluzione definitiva al problema, oppure con il terrore che i tappi nelle orecchie vi si innestino nel cervello. Al colmo della beffa, la mattina dopo lui vi dirà: “Sai cara che stanotte ti ho sentita russare? Devi fare qualcosa per questo problema!”. 

Non entrate in quella cucina


La pasta è scotta. La carne è cruda. L’acqua non è fredda. Le patate non sono croccanti. Le lasagne hanno troppa besciamella. La pizza è acida. I legislatori italiani hanno deciso di introdurre nel codice penale un nuovo reato a sfondo gastronomico: l'omicidio del marito per rottura di coglioni mentre la moglie cucina. Purtroppo, infatti, questi gourmet dei poveri, questi Carlo Cracco della mutua, questi fratelli scemi (e ce ne vuole) di Gianfranco Vissani, quando si avvicinano ai fornelli si trasformano in odiosi e saccenti chef, pretendendo di dispensare i loro inutili consigli a donne che cucinano da tutta una vita. Si mettono lì, alle spalle delle povere cuoche, e supervisionano il loro operato esprimendo pareri non richiesti su tutto lo scibile culinario. Ma la cosa peggiore è il caos che lasciano dietro di sé dopo aver fatto da insostituibili consulenti, delegando alle sguattere il compito di rimediare ai loro terrificanti disastri. Cucina del gas incrostata d’unto di vario tipo, spezie sparse sul piano di lavoro, frigoriferi devastati manco fossero passati gli Ostrogoti. Alla fine, oltre il danno l'inevitabile beffa, quando, in presenza degli amici, si vanteranno di essere stati gli ideatori e i creatori delle squisite pietanze servite, mentre le tristi consorti verranno considerate le semplici esecutrici materiali dei loro capolavori. Come vendicarsi? Assicuratelo a una robusta sedia durante l’ora di pranzo, incerottategli la bocca e obbligatelo a guardare tutti i giorni Antonella Clerici mentre canta “Le tagliatelle di nonna Pina” insieme al suo pubblico di ultraottantenni. Non metterà più piede in una cucina neanche sotto tortura. 

Una tranquilla serata di paura


Altro che conflitto USA-Afghanistan; altro che combattimenti al confine con la Siria; altro che tensione in Medio Oriente; quella che si svolge ogni sera nel salotto di casa è una battaglia all’ultimo tasto, con tanto di strategie, tattiche e tecniche di guerra terroristica. Anche se ormai tutte le abitazioni sono dotate di almeno due televisori (di solito in soggiorno e in camera, ma c’è chi li mette anche in cucina, in bagno, in sgabuzzino, sul soppalco, sul balconcino di servizio e sul davanzale della finestra, a mo’ di condizionatore), avere il controllo totale del telecomando è diventata una questione di principio, che sancisce definitivamente il monopolio del potere assoluto. Segrete alleanze tra familiari che vogliono vedere lo stesso programma, guerra di nervi tra chi desidera guardare la partita e chi il film d’amore su Retequattro, insulti all’ultimo sangue tra sostenitori dello show di Fiorello e fan dei documentari su Discovery Channel, maschi obesi che diventano abili ginnasti pur di accaparrarsi il telecomando inopinatamente lasciato incustodito sul divano, causa pausa-pipì, bambini che ululano perché i cartoni animati vengono ormai trasmessi a tutte le ore; insomma, niente sconvolge una famiglia più di una tranquilla serata davanti alla tv.
P.S. Un consiglio a tutti i ragazzi che vogliono rivelare ai genitori la propria omosessualità: se dovete dirlo a papà, aspettate di farlo durante la finale di Champions League, quando nel suo cervello le sinapsi saranno momentaneamente bloccate. Mentre, se dovete dirlo a mamma, prima fatele guardare una puntata di Sex and the city: al suo confronto, la vostra rivelazione sembrerà l’annuncio di una signorina buonasera prima di Carosello.   

 

L’ammainabandiera


Ci sono due categorie di donne: quelle che al mattino sopportano di farsi svegliare dal proprio partner mentre è in preda a un’erezione, e quelle che, in caso di disturbo, estraggono delle inquietanti cesoie da sotto il cuscino, a mo’ di avvertimento. A una certa età, però, l’uomo, nonostante sia preda del solito riflesso condizionato che alle prime luci dell’alba lo fa assomigliare a un cavatappi prossimo a sturare la bottiglia, spesso e volentieri sul più bello si riduce alle dimensioni di un cagnotto da lenza. Insomma, nonostante le premesse favorevoli, l’esito è un disastro senza attenuanti. Le donne della prima categoria ne saranno solo moderatamente affrante, e daranno la colpa per la debacle all’aspetto da cane sharpei che si ritrovano di prima mattina, che farebbe afflosciare persino un pilone d’acciaio; le signore appartenenti alla seconda categoria, invece, potranno finalmente godersi il meritato riposo mattutino senza dover più subire l’assalto alla baionetta del patetico garibaldino.

mercoledì 4 dicembre 2013

L’ASPETTO FISICO, OVVERO COME LE DONNE SI MASSACRANO DI DIETE E DI CHIRURGIA ESTETICA PUR DI PIACERE A UN UOMO (CHE, PERALTRO, SE NE SBATTE ALTAMENTE LE PALLE)


Nonostante il titolo wertmülleriano, la questione è molto semplice: noi donne saremmo capaci di farci sbudellare, aspirare i grassi dalla pancia con dei bidoni aspiratutto o tagliuzzare come degli indigeni della Papua Nuova Guinea pur di apparire belle e giovani. Il fatto è che agli uomini, sotto sotto, non interessa un fico secco se abbiamo la pappagorgia, la ritenzione idrica sulle chiappe o la buccia d’arancia sull’esterno coscia. L’importante è che scopiamo diligentemente, che sappiamo cucinare, che gli laviamo le mutande e gli che gli rammendiamo i calzini bucati sul tallone o sull’alluce. Non si accorgono neanche quando andiamo dal parrucchiere e torniamo biondo platino, da nere corvine che eravamo, figuriamoci se fanno caso al girovita più piccolo di due centimetri o alle rughe del collo spianate. Dopo che avrete speso 230 euro nel salone sottocasa, davanti alle vostre rimostranze loro faranno finta di osservare meglio il nuovo taglio di capelli e i nuovi colpi di sole, facendovi anche i complimenti. Ma il loro pensiero sarà: “cazzo, ma prima era mora?”
Ecco perché le liposuzioni, i lifting, le iniezioni di collagene e le abominevoli torture a cui siamo disposte a sottoporci susciteranno in lui un leggero senso di fastidio. In questo modo, infatti, li costringeremo a confrontarsi con la loro atavica indifferenza verso tutto ciò che è estetica e beauty. Gli uomini guardano l’aspetto fisico solo quando devono conquistare, ma, una volta raggiunto l’obiettivo, tutto ciò di cui hanno bisogno è una brava massaia che soddisfi i loro bisogni primari (termine superfluo, dato che non hanno bisogni secondari). C’è una sola eccezione alle operazioni di chirurgia estetica tollerate: quella delle protesi al seno. Agli uomini, infatti, non dà affatto fastidio toccare delle sfere di plastica; anzi, più le tette sono grosse e meglio è. La scena classica è questa: state guardando la tv, e voi fate apprezzamenti negativi nei confronti delle innumerevoli soubrette con il seno rifatto, affermando (con un pizzico di malcelata invidia) che se non si fossero gonfiate le tette non avrebbero avuto il benché minimo successo. Lui, a parole, sarà d’accordo con voi, ma gli occhi bovini e la bava alla bocca lo tradiranno inequivocabilmente. Perché per i maschi non c’è niente di meglio di un bel paio di poppe enormi da manovrare, vere o finte che siano, con buona pace di tutte le prime e seconde misure.  

lunedì 2 dicembre 2013

CHE TIPO DI EX SEI?


È inutile illudersi. Le storie finiscono, anche se si continua a stare insieme per i motivi più banali: figli, soldi, abitudine, paura della solitudine. L’importante è esserne coscienti e capire a quale delle categorie di ex appartenete. Semplificando, si potrebbe affermare che esistono due macro categorie: gli ex potenziali e gli ex effettivi. Per ex potenziali si intendono quelle persone che sono ancora conviventi ma che a livello psicologico si sentono già svincolate e libere da ogni responsabilità di coppia. Gli ex effettivi invece sono coloro che hanno già ufficializzato la fine del proprio rapporto.

Gli ex potenziali


Ex fisicamente presenti


Ormai psicologicamente lontani mille miglia dai partner ma ancora attenti a non far sentire la propria distanza, a non tradire la propria indifferenza, sia per convenienza sia per eventuali residui affettivi nei confronti del compagno/a. Si possono riconoscere dallo sguardo vacuo, dal sorriso ebete, dalla postura rassegnata e dal fatto che sembrano degli automi, svolgendo il loro compitino in modo meccanico e con una leggera espressione catatonica sul volto.

Ex mentalmente assenti


Non gliene frega più niente di mentire. Totalmente assenti e disinteressati, vivono nella più completa apatia sentimentale e se ne sbatterebbero persino se il proprio partner si presentasse nudo a una cena coi familiari. Sono ormai già mentalmente “oltre”, ma la presenza del compagno non li infastidisce più di tanto, perché ormai li considerano alla stregua degli acari della polvere: ci devi convivere, ok, ma l’importante è non vederli.

Gli ex effettivi

Gli ex vendicativi


Si sono mollati da diverso tempo ma non sopportano l’idea che il proprio ex sia felice o stia recuperando l’autostima. Quindi, cercano continuamente di sminuirlo agli occhi degli amici, dei parenti, dei figli. Nei confronti di questi ultimi, in particolare, vi è un accanimento psicologico molto sottile. I riferimenti sono sempre gli stessi: “quello stronzo di tuo padre”, “quella zoccola della tua matrigna”, “tuo padre è uno spilorcio senza palle”. Da parte maschile, naturalmente, c’è la stessa disponibilità al dialogo: “quella psicopatica di tua madre”, “tua madre non ha le mani bucate, ha due buchi con intorno le falangi”. L’unico risultato certo di questa guerra psicologica a distanza è l’esaurimento nervoso degli innocenti pargoli della ex coppia.

Le ex “chiocce”


In genere la sindrome della “chioccia” colpisce soprattutto donne non più giovanissime, signore di quella generazione che ha vissuto il matrimonio come indissolubile e che non riesce a concepire la vita al di fuori della famiglia, dei figli e del marito. Quel marito che probabilmente ha incontrato una ragazza molto più giovane di lui, perdendo la testa e il portafoglio; quello stesso uomo che ogni tanto si pente e prova nostalgia per l’ex moglie, patetica Penelope votata da sempre all’amore coniugale anche se lui ormai dorme con un’altra. Queste signore riescono persino ad ascoltare con partecipazione le rimostranze degli ex mariti nei confronti delle loro giovani sostitute, trattenendo a stento un malcelato senso di orgoglio: “Vorrebbe tornare con me ma non può, poverino; come fa a lasciare una ragazza così giovane, senza lavoro e con un figlio in arrivo? Certo che ogni tanto lo invito a pranzo; quella là non è neanche capace di cucinare, me l’ha sciupato tutto il mio povero Luigi.”

Gli ex “ci scopo ogni tanto”


Che male c’è a rinverdire i fasti di una relazione ormai chiusa con una innocua e saltuaria ‘ripassatina’? Niente, non fosse che questi volponi mirano allo scopo di mantenere il contatto con i propri ex attraverso il filo del sesso. La cosa assurda è che con tutta probabilità è stato proprio quello il motivo della separazione: una coppia che non fa più l’amore, uno dei due che se ne va, lei che scopre improvvisamente di essere Moana Pozzi rediviva, lui che per orgoglio ferito impara tutte le posizioni del kamasutra in soli due giorni; il risultato è che la ex coppia si riavvicina solo per sbattersi in faccia le nuove e inaspettate capacità amatorie. Peccato che a uno dei due la situazione vada più che bene, e all’altro no (in genere, alla donna); cosa c’è di meglio, infatti, di un buon sesso saltuario senza l’assillo del coinvolgimento emotivo, per questi emuli di Cicciolina e John Holms?

Gli ex amiconi


È scientificamente dimostrato che non si può essere amici dei propri ex se non è passato un ragionevole lasso di tempo tra la separazione e l’‘innocente’ riavvicinamento. Questo lasso di tempo è stato calcolato intorno ai 10-12 anni di debita distanza. Ma la parte degli amiconi disinteressati, non più sentimentalmente coinvolti, diventa un alibi per quelli che non riescono a stare lontani dai propri ex. Ci sono quelli che si offrono di consolarli dopo che hanno avuto una delusione sentimentale; quelli che sono sempre disponibili ad ascoltare le loro pene d’amore; quelli che dispensano consigli su come conquistare una nuova fiamma; quelli che li ospitano con i loro nuovi partner (pensando che così almeno ce li hanno sempre sotto gli occhi e possono continuare a sperare), in quanto la novella coppia non ha i soldi per andare in un motel a fare sesso, e lasciano così che gli si trombi sotto il naso sul divano appena rivestito. Da psichiatria. 

Gli ex finti indifferenti


Quando ne parlano ridacchiano con aria di sufficienza, dispensando battutine ironiche sulla figura dell’ex partner, come se l’essere stati mollati in realtà rappresentasse una benedizione, un atto di liberazione al quale prima o poi sarebbero arrivati anche loro. Niente di più falso. In realtà si rodono come se avessero un castoro nel deretano, consumandosi di rabbia e di propositi di vendetta che in confronto Otello era un signore leggermente infastidito dalle ipotetiche corna. La faccia patita e i gesti nervosi rivelano il reale stato d’animo, apparentemente celato dalla nonchalance con cui affrontano l’argomento: “Poverino, ti ha mollato?” “Ma figurati, il rapporto non andava bene, era solo questione di tempo e poi l’avrei fatto io, mi ha solo anticipato”, e mentre lo dicono il duodeno erutta gas come un geyser islandese, dalla cistifellea la bile travasa nel fegato e il colon si irrita così tanto che manda tutti direttamente affanculo.   

Gli ex patetici


Non è che fanno solo pena: è che proprio devastano l’anima per il senso di compassione che suscitano, tanto che uno vorrebbe portarseli a casa come dei poveri cuccioli abbandonati sull’autostrada. Solo che poi non si schiodano più: basta averli aiutati una volta, magari durante una delle loro ricorrenti crisi depressive, e non si possono più debellare, tipo herpes simplex, che una volta preso entra in circolo per sempre, e ogni tanto compare sottoforma di bubbone purulento sul labbro, di solito proprio la sera del primo appuntamento con il figone che non vi aveva mai cagato prima.

 

Gli ex sospettosi

Hanno sempre lo sguardo bieco, come se non vedessero l’ora di confermare le loro teorie cospiratorie. Pensano continuamente che i loro ex partner ne stiano combinando una grossa, quindi sguinzagliano una rete super spie fatta di parenti, amici e conoscenti, nel tentativo di inguaiare l’inconsapevole vittima. Appena hanno sentore di nuovi inciuci o storie in cui gli ex possono sentirsi coinvolti, affondano il colpo col ricatto più bieco, di volta in volta facendo le vittime sacrificali, accusandoli di essere dei pessimi genitori o impedendo loro di svolgere una normale esistenza post-matrimoniale.

Gli ex rancorosi


Non fanno altro che parlar male dei loro ex. Non riescono a capacitarsi del fatto che siano rimasti per tanto tempo con quei disgustosi e repellenti esseri. Così, fanno fioccare "complimenti", soprattutto in presenza di amici e conoscenti che un tempo frequentavano serenamente la ex coppia: “inutile parassita”, “scansafatiche mantenuta”, “impotente”, “frigida”, “fallito”, “ritratto di sua madre in peggio” sono solo alcuni degli epiteti che si scambiano reciprocamente, nonostante l’evidente imbarazzo del pubblico che assiste a questi sfoghi inopportuni. In questo modo, la loro vita sociale si azzera, perché i loro discorsi sono talmente monotematici (“quanto era stronzo il mio ex”, “quanto era zoccola la mia ex”) da far scappare a gambe levate chiunque si avvicini loro nel raggio di un chilometro.

giovedì 28 novembre 2013

A NOI DONNE CI HA ROVINATO BEAUTIFUL


Milioni di donne nel mondo seguono questa abominevole e al contempo affascinante soap opera, la cui protagonista, pur essendo una donna bella, intelligente e di successo, da decenni è inspiegabilmente innamorata di una mascella antropomorfa. Parlo di Brooke Logan e Ridge Forrester, la più improbabile coppia mai concepita da mente umana. La loro vita si svolge in una sorta di circolo vizioso in cui, alternativamente, lei sta con lui, il padre di lui, il fratello di lui,
il figlio di lui, il cognato di lui e il bisnonno imbalsamato di lui, col quale talvolta si esibisce in pratiche sessuali davvero stupefacenti. Al contrario, Ridge (che soffre di un complesso di Edipo al cui confronto Edipo stesso era un tizio con qualche piccola incomprensione con la mamma) sta un po’ con lei, con la figlia di lei, la madre di lei, la nipote di lei e riesce ad avere rapporti sessuali anche con alcuni ovuli congelati di lei. Chiunque abbia visto almeno una volta questa soap sa che il suo fascino perverso consiste nella morbosità di rapporti familiari quasi incestuosi, nella decadente atmosfera pseudo-romantica che caratterizza la relazione tra i protagonisti anche a distanza di anni (Brooke e Ridge trombano come due liceali in calore anche dopo vent’anni di tira e molla. Che sia proprio questo il segreto?) e nei continui e incessanti colpi di scena che rendono sempre più inverosimile la trama. In realtà, tutte noi vorremmo essere come Brooke, capaci di suscitare anche a cinquant’anni - o giù di lì - passioni irrefrenabili, desiderio, brama, lussuria, passione smodata. Peccato che nell’arco di migliaia di puntate sia stata mollata dal suo mascellone tante di quelle volte che una donna normale non riuscirebbe nemmeno in dodici reincarnazioni. Per non parlare dei dieci matrimoni, la metà dei quali con lo stesso uomo. Parliamoci chiaro: qui da noi si fa già una fatica immane a farsi sposare una volta sola, figuriamoci dieci! E poi: ve la immaginate una vita piena di continui colpi di scena, di rivelazioni, di traumi, di neonati che si trasformano in adolescenti nell’arco di poche puntate (questo non sarebbe male, in effetti), di genitori che ritornano dalla tomba (questo invece sarebbe male)? Un vero incubo; eppure, noi sogniamo un uomo che ci faccia vivere perennemente sull’orlo del baratro, che ci faccia sentire in continua tensione anche quando
la domenica mattina passiamo l’aspirapolvere sotto i mobili e lui va a comprare il giornale in previsione di uno splendido pomeriggio sul divano a guardare la D’Urso. Una vita davvero insopportabile.

martedì 26 novembre 2013

COME GESTIRE LE SITUAZIONI IMBARAZZANTI


Come cantava l’esperto Battisti, ogni tanto capita di incontrarsi anche in una grande città. Magari perché si frequentano gli stessi posti, o perché gli amici sono rimasti in comune. Fatto sta che quando ci si imbatte nel proprio ex per caso, magari in compagnia del nuovo partner, gli stati d’animo che si provano vanno dal terrore più profondo all’imbarazzo più pietrificante, dall’indifferenza simulata all’espansività più inopportuna. Vediamo quali sono le situazioni più classiche.

Al supermercato


Ci sono due tipi di uomini che frequentano il supermercato: quelli che si portano da casa il microscopio elettronico per controllare etichette e verificare filiere, date di scadenza, ingredienti e eventuale presenza di conservanti; tutto questo per ammorbare il prossimo con tutta una serie di dati statistici sulle spese superflue di questa società consumistica. Poi ci sono quelli che, pur di fare in fretta, buttano nel carrello qualsiasi cosa, dal pela-kiwi elettrico al servizio per la bagnacauda in peltro sbalzato, in maniera totalmente indiscriminata e assolutamente arbitraria, fregandosene altamente della lista che le loro consorti hanno faticosamente compilato; scambiano l’ammorbidente per il detersivo, prendono i pannolini 3-9 kg per il bambino che ormai ne pesa 25 e, soprattutto, si dimenticano che gli assorbenti devono essere ultrapiatti e avere le ali (mentre loro immancabilmente scelgono quelli spessi 5 cm senza ali). Una volta il super era il vostro luogo preferito. Passavate interi sabati pomeriggio alla ricerca dei prodotti più economici (e più scadenti) perché lui era un fanatico del risparmio. Ora non vi sembra vero di aver trovato un nuovo partner che non vi fa le menate se comprate i biscottini al caviale da 48 euro e 90 invece di quelli gran risparmio al gesso e segatura che costano 59 centesimi. Eppure, eccovi lì, davanti al banco del pesce col vostro nuovo fidanzato e l’ex marito in compagnia di una squinzia con 15 anni di meno. Tra orate e polipi, gamberetti e tranci di pescespada, dopo gli imbarazzati saluti vi guarderete nei rispettivi carrelli per scoprire che i suoi gusti gastronomici sono notevolmente cambiati. Se con voi era un patito dei prodotti convenienza, ora è tutto un pullulare di marchi costosissimi. E a dire il vero, sarete più gelose delle confezioni extralusso che strabordano dal suo carrello che della ventenne al suo fianco.   

Per strada

Una volta avvistata per strada l’ex causa della vostra ancora persistente colite spastica, la cosa migliore è far finta di non vederlo. Come? Gli escamotage possono essere diversi:
1)    Parlare animatamente al cellulare, naturalmente spento, così che lui non si possa azzardare a tentare alcun tipo di approccio.
2)    Guardare intensamente una vetrina, a rischio di sembrare una testa di minchia che osserva estasiata gli abiti di pizzo appesi nel negozio della tintoria, mentre la stiratrice vi guarda sospettosa.
3)    Cercare disperatamente qualcosa nella borsa, a meno che non sia una di quelle cazzo di microborsette dove al massimo ci si può infilare una confezione da due di Tampax mini.
4)    Fissare ostinatamente per terra mentre camminate, come se steste ostinatamente evitando le merde di cane di cui sono costellati i marciapiedi.
5)    Entrare frettolosamente nel primo portone a portata di mano, e inventare lì per lì una palla per custode, tipo a che piano abita la famiglia Rossi, ovviamente inventata. Se invece risultasse davvero esitente, limitatevi a ringraziare e dite che volevate esserne sicure.
6)    Attendere una frazione di secondo e virare bruscamente di 180 gradi, rifacendosi a passo di carica tutti i chilometri già percorsi.
 

A scuola


Se ci sono figli in età scolare, dovrà capitare per forza di incrociarvi ai colloqui con gli insegnanti, fatto già umiliante di per sé in quanto situazione propizia per cuccarsi il giudizio sommario della comunità scolastica (se il ragazzo/a è venuto su così di merda, vuol dire che avrà dei genitori altrettanto di merda). Esporre all’insegnante la situazione familiare catastrofica, al fine di impietosirlo, è solamente l’ennesimo squallido tentativo di rimandare l’ineluttabile, e cioè la bocciatura dell’alunno asino, che si approfitta dei genitori disastrati per addossare loro tutte le colpe delle sue malefatte. E il professore assisterà impotente alle vostre schermaglie di ex coniugi inveleniti che si lanciano fendenti accusatori tipo “è colpa tua che hai voluto mandarlo a fare ragioneria anche se non ha mai imparato la tabellina dell’8”, oppure “che cosa pretendevi dal figlio di uno bocciato in prima elementare?” ecc.
  

A una festa


Naturalmente, la prima cosa da fare è accertarsi che l’ex non sia stato invitato al party. Ma nella malaugurata ipotesi che ve lo ritroviate davanti, magari mentre sorseggia un cocktail mezzo avvinghiato a una nuova pollastra, l’unica cosa da fare è fingere indifferenza e salutarlo con espressione dignitosa e compunta. Non sforzatevi di sembrare cordiali, tanto il sorriso stampato in faccia sembrerà più l’effetto di una paresi che non un riflesso spontaneo. La raccomandazione è quella di non passare la serata a spiarlo per controllare le sue mosse da polipone che allunga i tentacoli verso il culo della nuova fidanzata. Il rischio del travaso di bile è sempre in agguato, infatti, soprattutto se vi metterete a ripensare alle squallide festicciole a cui vi portava, dove o vi mollava come un cappotto incustodito sul divano in finta pelle - mentre lui invece conversava allegramente anche con i camerieri - oppure si isolava come un anacoreta facendosi odiare da tutti i vostri amici.