L’amore non è più un fatto privato, di coppia.
Si è trasformato in una specie di ammucchiata social nella
quale vengono coinvolti follower, amici, parenti e sconosciuti. Non si fa in
tempo ad aprire Facebook, Instagram e Twitter, che subito si viene investiti da
video e foto di momenti che dovrebbero essere intimi e personali, gettati in
pasto al pubblico per far vedere quanto si è felici e innamorati. Ma è
realmente così?
Il punto è che tutto ciò che facciamo e pensiamo, ormai,
viene condiviso con chiunque. Non esiste più il pudore dei sentimenti e dei
ricordi amorosi, che dovrebbero essere custoditi discretamente e non sparsi ai
quattro venti. Anche perché, scaramanticamente parlando, è sempre meglio non
sbandierare il proprio idillio, pena fare figure di merda catastrofiche se
tutto dovesse finire.
Persino sulla carta d’identità non è più obbligatorio
mettere il proprio stato civile; perché dunque su FB bisogna scrivere se si è
accoppiati, single o se si vive una relazione complicata? La cosa dovrebbe
riguardare soltanto le parti interessate, non essere di dominio pubblico.
Siamo smaniosi di condividere ogni momento della nostra
vita, anche quella affettiva, perché in qualche modo il semplice fatto di
postare foto e video dove per un attimo siamo stati felici, ci fa sentire
protagonisti, soddisfa il desiderio di attirare l’attenzione e di nutrire il
nostro ego bistrattato dalle frustrazioni quotidiane. In pratica, far parte di
una comunità di sconosciuti ci fa sentire meno soli. Ma è solo un’illusione,
perché più mettiamo in mostra i nostri sentimenti, più questi perdono di valore e
vengono massificati, uniformati, banalizzati. Per non parlare del rischio di
renderci ridicoli.
Non esistono più tabù. Abbiamo sdoganato di tutto, persino
le immagini dei morti non ci impressionano più di quel tanto. Sarebbe bello se
almeno l’amore rimanesse un’emozione da vivere nella sfera privata.
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