giovedì 5 dicembre 2013

LE COSE CHE PRIMA O POI VI PORTERANNO A DISFARVI DI LUI (se ancora non l’avete fatto)


Non c’è uomo educato che tenga. Una volta che il rapporto si è avviato sui binari standard della quieta monotonia, il vostro partner, da gentleman inglese del Settecento, si trasforma inevitabilmente in protoscimmia del Mesozoico. Cose che prima non erano neanche lontanamente concepibili, come mingere davanti a voi o ruttare sconsideratamente a tavola, ora non solo sono all’ordine del giorno, ma persino ritenute doverose per una migliore tenuta del rapporto. Perché i maschi adorano esprimersi in versi, benché non poetici. In genere, infatti, sono provocati da fastidiose disfunzioni gastro-intestinali. Vi considerano ancora le loro muse, tuttavia non ispirate più pensieri gentili o lettere d’amore, bensì epiteti irripetibili e maledizioni al cui confronto, quella di Tutankamon era un semplice avvertimento. E la cosa triste è che dopo un po’ non ci si fa più caso, ma anzi, si comincia a provare una certa tenerezza verso la loro tendenza a lasciare andare gas mentre dormono o a farsi le caccole pensando di non essere visti.

                                            

Il piede radioattivo


Lui dice che la colpa è delle scarpe. Che ha sudato. Che gli si sono bagnati i piedi. Che il detersivo non lava bene. Tutto, fuorché la spiegazione più logica: gli puzzano i piedi. Sarà un fatto ormonale, sarà che il maschio ha tendenzialmente una leggera idiosincrasia verso l’igiene, sarà quel che sarà, ma il problema resta. Soprattutto nell’aria, quando alla sera si toglie il mocassino-trappola mortale e l’effluvio che emana è talmente violento da tramortire persino il bambino perennemente raffreddato. Che comincia a piangere e corre da mamma tutto spaventato: papà è morto, papà è in stato di putrefazione, papà si sta trasformando in un gorgonzola. In genere, l’uomo adulto ridacchia con compiacimento, perché per lui è un punto di merito rilasciare quell’afrore da obitorio. Anzi, secondo lui “l’uomo ha dda ppuzza’”, come dice un famoso proverbio coniato senz’altro da uno sporcaccione. Allora voi, sulle prime, per non offenderlo gli regalate il Pedorex talco, ma vi accorgete che ha preso a sniffarlo al posto della cocaina. Così, passate alla crema contro gli odori cattivi (fine eufemismo usato dalle case farmaceutiche per non scrivere ‘crema contro una delle più frequenti cause di divorzio’); poi passate allo spray da spruzzare nelle scarpe (come se per curare il cancro ai polmoni si mettesse nei pacchetti di sigarette una fiala di eucalipto); infine, disperate, disponete nei punti strategici della casa ogni possibile candela divora-odori, tanto da farla assomigliare a un gigantesco altare scintoista; ma tutto è inutile, perché quando alla sera il piede killer fuoriesce dal mocassino, ogni possibile profumo ai “campi fioriti di primavera con note di limone e menta più una spruzzata di essenza marina” viene sovrastato da quel diabolico e immondo olezzo, che si sparge per tutta la casa e impregna persino le pareti. Finché voi, ormai al lumicino, mentre dorme gli sparate direttamente in vena tutto il flacone spray del Febreeze formato famiglia.

Il dito-talpa (mi ricordo montagne verdi)


Capita che, alla sera, dopo aver lavato i piatti, facciate finta di andare in bagno; invece, vi nascondete dietro la porta del salotto, aspettate qualche minuto e… tac! lo beccate mentre il suo dito sta esplorando gli anfratti più reconditi delle narici, come se stesse percorrendo avanti e indietro tutto il traforo del Gran San Bernardo. Al momento si sentirà un topo in trappola, ma poi, con un sussulto d’orgoglio, manifesterà tutta la sua indignazione verso la vostra estrema mancanza di rispetto nei confronti della sua privacy. Alle vostre accuse risponderà SEMPRE che in realtà stava solo grattandosi una fastidiosa crosticina del naso, negando clamorosamente l’attività di speleologo che pratica ogni volta che voi uscite dalla stanza e lo lasciate solo. E a nulla valgono le vostre proteste quando gli fate notare i fastidiosissimi pallini verdognoli che costellano il pavimento vicino al divano. Perché lui negherà fino alla morte, anche se il suo dito risulterà essere positivo all’anti-caccoling.  

Aria di casa mia

L’uomo ha due piaceri fisici nella vita: provare l’orgasmo e scoreggiare. Il peto è considerato ancora più sublime dell’orgasmo per via delle innumerevoli varianti, dei diversi effluvi sprigionati e delle soddisfazioni che suscita a livello subliminale. Per il rapporto la scoreggia è uno spartiacque, al pari della pipì; è il momento in cui la coppia ufficializza il proprio status, rende nota una prassi consolidata di abitudini private e pubblici vizi. Altro che matrimonio in chiesa. L’uomo aspetta prima di scoreggiare davanti alla propria compagna per un periodo considerato sufficiente (di solito qualche settimana di convivenza), per poi verificarne e saggiarne le reazioni. Che di solito sono di imbarazzo i primi tempi, poi di divertimento ridanciano, infine di rassegnazione. Gli uomini fanno a chi scoreggia di più e meglio, e si piccano di essere dei grandi scoreggiatori quando riescono a modulare la fuoriuscita di gas a mo’ di concertino sinfonico. Tutto ciò non li imbarazza minimamente, perché la scoreggia è liberatoria, è un impulso infantile e gioioso, è un ritorno alla fase anale di freudiana memoria. E guai a quella donna che si lamenta. La donna deve sempre ridere delle scorregge del proprio uomo, se non addirittura apprezzarne e incoraggiarne la pratica quotidiana.
 
Asse su, asse giù

Parlando di piaceri fisici, non si può dimenticare la scrollatina maschile al termine della pisciata mattutina. Il problema della tazza del cesso per una donna è relativo. Tanto, le macchioline gialle costelleranno in ogni caso l’asse non sollevato o il bordo della tazza del cesso, con gran dispendio di Cif ammoniacal per disinfettare il luogo del misfatto. L’inconveniente più fastidioso, però, è che lei in genere - soprattutto al mattino, mezza rincoglionita dal sonno - non si accorge dell’asse sollevata e si siede direttamente sulla ceramica, calcolando in automatico l’abituale distanza tra culo e asse per poi accorgersi, con un inquietante senso di vertigine, di stare sprofondando in un buco senza fine, fino al brutale atterraggio sul bordo gelido. Come quando si va sulle montagne russe e c’è quell’attimo di sospensione spazio-temporale prima della terrificante discesa. E lì, le maledizioni all’indirizzo dei piscioni distratti si sprecano.
 
“Striscia” la mutanda

C’era una vecchia barzelletta sporca che definiva in modo appropriato la differenza tra zona anteriore e zona posteriore delle mutande di un uomo. Dove c’è la patacca gialla è il davanti, dove c’è la striscia giallo-marron è il di dietro. L’uomo, purtroppo, è convinto che la scrollatina sia sufficiente a far sparire le tracce di una recente minzione. Mentre invece, è scientificamente dimostrato da anni e anni di trattamenti con omini bianchi e anti-smacchiatori, che in realtà la patacca giallo-piscia è come la macchia di cioccolato o di erba: l’alone rimarrà per sempre evidente in controluce. Per non parlare dell’ancora più vomitevole striscia marroncina, prova evidente di una trascurata igiene post-evacuatoria. Ma non c’è nulla da fare: rimproveri, scenate, mutande gettate nella pattumiera, non hanno alcun effetto su questi “macchiaioli” contemporanei. Per loro la patella è un marchio tribale, come il tatuaggio sul braccio o il piercing al naso.


Cara, chiama il pronto soccorso che ho 37 e due di febbre

Sono grandi, sono forti, sono loro che comandano il mondo, ma quando si tratta di affrontare un’innocua febbriciattola, diventano dei lamentosi parassiti, ingestibili e insopportabili ancor più del solito. Avete mai visto una donna che con 37 °C sta a letto moribonda? Avete mai visto una femmina che, nonostante le ossa rotte e i muscoli doloranti per l’influenza, non si trascini faticosamente per casa occupandosi dei figli e del marito? Avete mai visto un uomo preparare il brodino caldo per la propria compagna sofferente? Pura fantascienza. E invece, il maschio (che riesce a regredire facilmente all’età infantile in quanto, durante la sua esistenza, arriva solo fino alla fase adolescenziale), appena ha un dolorino, un crampetto, un mezzo grado in più, diventa l’essere più fastidioso e cacasotto del mondo. Perché gli uomini, che già non sanno affrontare il dolore e rimangono impotenti di fronte alla sofferenza altrui, figuriamoci cosa fanno davanti alla propria. Credono di saper gestire le difficoltà, ma appena entra in campo la malattia (di lieve entità, poi, mica cose serie) assurgono al ruolo di malati terminali, lasciandosi andare completamente alla trasandatezza e mettendosi totalmente nelle mani dei loro poveri surrogati materni: ovvero le mogli, uniche, vere vittime dei blandi e innocui malanni maschili.

L’uomo discende dalle scimmie o dai lama?


Bisognerebbe chiedere alla scienza se la conformazione delle ghiandole salivari è differente a seconda del genere sessuale. Infatti, non è ancora stata trovata una spiegazione logica e razionale a uno dei fenomeni più disgustosi e repellenti che da sempre differenziano l’universo maschile da quello femminile: lo sputo. Marciapiedi lastricati di ciccate, verze e sostanze biancastre e filamentose stanno lì a provare la veridicità di questo strano fenomeno tipicamente maschile. Sembra che aspirare il catarro, formare una biglia ed espellerla lanciandola il più lontano e il più velocemente possibile, sia una delle attività preferite dall’uomo, a prescindere dall’età, dall’educazione e dallo status sociale. Basta guardare i calciatori (che, casualmente, vengono sempre ripresi mentre scaracchiano o mentre si “soffiano” il naso senza fazzoletto), maestri ormai riconosciuti di quest’antichissima arte. Vedere una donna che sputa è tanto raro quanto trovare un capello non sintetico sulla testa di Berlusconi. Perché, al di là della volgarità del gesto, non ci si capacita di questa iper-produzione salivaria che si crea nella cavità orale del maschio e non invece in quella della femmina. Forse abbiamo una conformazione fisica diversa, forse sono gli ormoni, forse c’è una causa genetica. O forse, gli uomini sono solo dei maiali, senza offesa per gli educati suini.
  
La pelle dei piedi

Là dove già si è accumulata la collinetta verde di produzione nasale, si possono trovare anche tracce di epidermide direttamente strappate dalle piante dei piedi. Esistono strumenti appositi per l’eliminazione di duroni e di calli (lamette, pietre pomici e quant’altro), ma volete mettere la goduria di un uomo quando se li gratta via con l’ausilio delle unghie, lasciate crescere apposta per questo tipo di discutibile funzione? Tanto, pensano loro, dove non arrivano l’aspirapolvere o lo swiffer, arriva l’amico acaro, che si ciba di tutto ciò che cade dal nostro corpo (cellule epiteliali, capelli, ciglia e persino i nostri coglioni, quando li osserviamo mentre svolgono queste abominevoli pratiche sul divano di casa).

Scende il capello ma che fa

C’è chi lo fa per esigenza e chi per assomigliare a Bruce Willis, ma il problema è che non tutte le teste stanno bene rasate. E il riporto è un’alternativa inconcepibile, riservata solo a coloro che non conoscono il senso della vergogna e che magari si vestono ancora in stile anni ’70. Prima o poi, 90 uomini su 100 perdono sul campo decine di migliaia di capelli, vittime inconsapevoli la cui caduta rivela gradualmente fronti un tempo per nulla spaziose, tempie scavate, zigomi gonfi e nuche rugose. Se le donne potessero prevedere il cambiamento che si compie nel maschio dopo i trent’anni, quando al posto della zazzera sexy e selvaggia si comincia a intravedere un’orribile cranio pieno di macchie e di strane irregolarità, forse ci penserebbero due volte prima di accoppiarsi con un uomo. Perché, non c’è niente di più triste di un maschio che tenta disperatamente di nascondere la calvizie incipiente con lozioni puzzolenti, inutili massaggi, pillole anticaduta e, come estrema ratio, trapianti o parrucchini abominevoli, ultimo punto di degrado del vanitoso. E allora, meglio una bella rasata e via, come novelli Yul Brinner sulla cui capoccia lucida ci si può addirittura specchiare. Peccato che, sotto tutti quei centimetri quadrati di pelle, non ci sia niente di altrettanto voluminoso che riempia quell’inutile spazio vuoto.   

Artigli pericolosi

È probabile che negli anni voi abbiate diligentemente collezionato decine di forbicine per le unghie con diversi tipi di punta: dalla piatta alla curva, da quella affilata a quella per neonati. Eppure, date le ragguardevoli dimensioni delle sue unghie, l’attrezzo più adatto a lui è sicuramente il trinciapollo. Per forza: più che unghie, infatti, sembrano artigli, oltretutto duri, spessi e di colore tendenzialmente giallastro. In particolare quelle dei piedi, poiché quelle delle mani, o se le mangiano, o se le lasciano crescere per arpeggiare sulla chitarra come patetici emulatori di Paco De Lucia. Per voi, invece, la loro toilette mensile è come un incubo ricorrente. Quando infatti il tagliaunghie, detto anche tronchesino (quello che non si riesce mai a infilare negli angolini, lasciando l’unghia squadrata, come se fosse stata progettata da un geometra) scatta come una ghigliottina sui loro artigli da avvoltoio, pezzi di unghia sparati come proiettili vagano per il bagno, rischiando di ferire chiunque si trovi sulla loro traiettoria. Starà poi a voi andare a ricercare i bossoli ormai vuoti incastrati dietro il lavandino o la vasca, sempre che i soliti, famosi acari non li abbiano trascinati via ululanti per banchettare.

Il lago oltre la vasca

Chissà perché il bagno è il luogo dove l’uomo riesce sempre a tirare fuori il peggio di sé. Quando esce dalla vasca, infatti, dove ha passato le ultime due ore circondato da paperelle e pietre pomici galleggianti, oltre che a leggere un giornale ormai completamente spappolato, dire che fa un lago è non solo riduttivo, ma anche leggermente offensivo nei confronti della massa di liquido. Perché, al pari di Mosè che aprì le acque del Mar Rosso per far passare il suo popolo, così lui si fa largo nella vasca, rovesciando litri e litri di acqua per far passare il suo corpo nudo e ballonzolante fino all’accappatoio; e, come la diga di Assuan si apre e si chiude gettando nell’omonimo lago milioni di tonnellate di liquido, così la vasca tracima e il pavimento del bagno si trasforma in una palude infestata dagli alligatori, come neanche nella Louisiana francese. E ogni volta sono asciugamani e giornali gettati per terra per assorbire l’acqua in eccesso, come se fosse possibile asciugare il lago di Garda stendendogli sopra uno straccio per pavimenti. 

Gli uomini sono tutti poeti perché si esprimono in versi, soprattutto di notte quando dormono


Se dormite, lui vi sveglia. Se siete sveglie, vi impedisce di addormentarvi. E così, non c’è rimedio al suo russare, a quel rantolo fastidioso e irritante, a quegli sbuffi da locomotiva dell’800, a quei fischi e a quei ronzii al cui confronto, una zanzara d’estate sembra una tisana rilassante. Lui non vuole saperne di dormire sul divano perché è scomodo, allora voi provate con tutte le tecniche e i rimedi che trovate in giro. Dagli spray che in teoria dovrebbero ridurre l’intensità dei grugniti e che, invece, stimolano ulteriormente le sue secrezioni nasali - facendogli fare ancora più versi -, ai cerotti che allargano il naso i quali, oltre a farli sembrare dei pugili suonati, gli fanno passare ancora più aria dalle narici, con conseguente aumento dell’attività russatoria; dai cuscini anatomici - l’invenzione più pacco di tutta la storia delle invenzioni-pacco - che tramutano i rantoli in inquietanti nitriti equini, fino ai rimedi della nonna, quali tisane, erbe, decotti e impiastri da mettere sul petto per sciogliere le mucose. Tutto inutile: non solo il russare aumenta, ma in più lui dormirà ancora più beatamente del solito, lasciandovi nella più cupa disperazione. E non saranno di consolazione i calci agli stinchi sotto le lenzuola o il tappargli il naso per alcuni secondi, con la tentazione di non mollare la presa fino a quando non annasperà in cerca d’aria (e così, a quel punto, potrete finirlo soffocandolo con il cuscino anatomico, che almeno si rivelerà utile a qualcosa). Passerete le vostre nottate a fare il richiamo del gatto, a rigirarvi nel letto in cerca di una soluzione definitiva al problema, oppure con il terrore che i tappi nelle orecchie vi si innestino nel cervello. Al colmo della beffa, la mattina dopo lui vi dirà: “Sai cara che stanotte ti ho sentita russare? Devi fare qualcosa per questo problema!”. 

Non entrate in quella cucina


La pasta è scotta. La carne è cruda. L’acqua non è fredda. Le patate non sono croccanti. Le lasagne hanno troppa besciamella. La pizza è acida. I legislatori italiani hanno deciso di introdurre nel codice penale un nuovo reato a sfondo gastronomico: l'omicidio del marito per rottura di coglioni mentre la moglie cucina. Purtroppo, infatti, questi gourmet dei poveri, questi Carlo Cracco della mutua, questi fratelli scemi (e ce ne vuole) di Gianfranco Vissani, quando si avvicinano ai fornelli si trasformano in odiosi e saccenti chef, pretendendo di dispensare i loro inutili consigli a donne che cucinano da tutta una vita. Si mettono lì, alle spalle delle povere cuoche, e supervisionano il loro operato esprimendo pareri non richiesti su tutto lo scibile culinario. Ma la cosa peggiore è il caos che lasciano dietro di sé dopo aver fatto da insostituibili consulenti, delegando alle sguattere il compito di rimediare ai loro terrificanti disastri. Cucina del gas incrostata d’unto di vario tipo, spezie sparse sul piano di lavoro, frigoriferi devastati manco fossero passati gli Ostrogoti. Alla fine, oltre il danno l'inevitabile beffa, quando, in presenza degli amici, si vanteranno di essere stati gli ideatori e i creatori delle squisite pietanze servite, mentre le tristi consorti verranno considerate le semplici esecutrici materiali dei loro capolavori. Come vendicarsi? Assicuratelo a una robusta sedia durante l’ora di pranzo, incerottategli la bocca e obbligatelo a guardare tutti i giorni Antonella Clerici mentre canta “Le tagliatelle di nonna Pina” insieme al suo pubblico di ultraottantenni. Non metterà più piede in una cucina neanche sotto tortura. 

Una tranquilla serata di paura


Altro che conflitto USA-Afghanistan; altro che combattimenti al confine con la Siria; altro che tensione in Medio Oriente; quella che si svolge ogni sera nel salotto di casa è una battaglia all’ultimo tasto, con tanto di strategie, tattiche e tecniche di guerra terroristica. Anche se ormai tutte le abitazioni sono dotate di almeno due televisori (di solito in soggiorno e in camera, ma c’è chi li mette anche in cucina, in bagno, in sgabuzzino, sul soppalco, sul balconcino di servizio e sul davanzale della finestra, a mo’ di condizionatore), avere il controllo totale del telecomando è diventata una questione di principio, che sancisce definitivamente il monopolio del potere assoluto. Segrete alleanze tra familiari che vogliono vedere lo stesso programma, guerra di nervi tra chi desidera guardare la partita e chi il film d’amore su Retequattro, insulti all’ultimo sangue tra sostenitori dello show di Fiorello e fan dei documentari su Discovery Channel, maschi obesi che diventano abili ginnasti pur di accaparrarsi il telecomando inopinatamente lasciato incustodito sul divano, causa pausa-pipì, bambini che ululano perché i cartoni animati vengono ormai trasmessi a tutte le ore; insomma, niente sconvolge una famiglia più di una tranquilla serata davanti alla tv.
P.S. Un consiglio a tutti i ragazzi che vogliono rivelare ai genitori la propria omosessualità: se dovete dirlo a papà, aspettate di farlo durante la finale di Champions League, quando nel suo cervello le sinapsi saranno momentaneamente bloccate. Mentre, se dovete dirlo a mamma, prima fatele guardare una puntata di Sex and the city: al suo confronto, la vostra rivelazione sembrerà l’annuncio di una signorina buonasera prima di Carosello.   

 

L’ammainabandiera


Ci sono due categorie di donne: quelle che al mattino sopportano di farsi svegliare dal proprio partner mentre è in preda a un’erezione, e quelle che, in caso di disturbo, estraggono delle inquietanti cesoie da sotto il cuscino, a mo’ di avvertimento. A una certa età, però, l’uomo, nonostante sia preda del solito riflesso condizionato che alle prime luci dell’alba lo fa assomigliare a un cavatappi prossimo a sturare la bottiglia, spesso e volentieri sul più bello si riduce alle dimensioni di un cagnotto da lenza. Insomma, nonostante le premesse favorevoli, l’esito è un disastro senza attenuanti. Le donne della prima categoria ne saranno solo moderatamente affrante, e daranno la colpa per la debacle all’aspetto da cane sharpei che si ritrovano di prima mattina, che farebbe afflosciare persino un pilone d’acciaio; le signore appartenenti alla seconda categoria, invece, potranno finalmente godersi il meritato riposo mattutino senza dover più subire l’assalto alla baionetta del patetico garibaldino.

1 commento:

  1. vogliamo completare il quadro con un nuovo paragrafo: appropriazione indebita del rasoio da barba per uso femminile improprio?..sai, quel bel trilama wilkinson dal filo perfetto che taglia al primo passaggio e dopo il vostro utilizzo ti riduce la faccia come Edward Mani di forbice..un abbraccio,
    Fa

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