È inutile illudersi. Le storie
finiscono, anche se si continua a stare insieme per i motivi più banali: figli,
soldi, abitudine, paura della solitudine. L’importante è esserne coscienti e
capire a quale delle categorie di ex appartenete. Semplificando, si potrebbe
affermare che esistono due macro categorie: gli ex potenziali e gli ex
effettivi. Per ex potenziali si intendono quelle persone che sono ancora
conviventi ma che a livello psicologico si sentono già svincolate e libere da
ogni responsabilità di coppia. Gli ex effettivi invece sono coloro che hanno
già ufficializzato la fine del proprio rapporto.
Gli ex potenziali
Ex fisicamente presenti
Ormai psicologicamente lontani
mille miglia dai partner ma ancora attenti a non far sentire la propria
distanza, a non tradire la propria indifferenza, sia per convenienza sia per
eventuali residui affettivi nei confronti del compagno/a. Si possono
riconoscere dallo sguardo vacuo, dal sorriso ebete, dalla postura rassegnata e
dal fatto che sembrano degli automi, svolgendo il loro compitino in modo
meccanico e con una leggera espressione catatonica sul volto.
Ex mentalmente assenti
Non gliene frega più niente di
mentire. Totalmente assenti e disinteressati, vivono nella più completa apatia
sentimentale e se ne sbatterebbero persino se il proprio partner si presentasse
nudo a una cena coi familiari. Sono ormai già mentalmente “oltre”, ma la
presenza del compagno non li infastidisce più di tanto, perché ormai li
considerano alla stregua degli acari della polvere: ci devi convivere, ok, ma
l’importante è non vederli.
Gli ex effettivi
Gli ex effettivi
Gli ex vendicativi
Si sono mollati da diverso tempo ma
non sopportano l’idea che il proprio ex sia felice o stia recuperando
l’autostima. Quindi, cercano continuamente di sminuirlo agli occhi degli amici,
dei parenti, dei figli. Nei confronti di questi ultimi, in particolare, vi è un
accanimento psicologico molto sottile. I riferimenti sono sempre gli stessi:
“quello stronzo di tuo padre”, “quella zoccola della tua matrigna”, “tuo padre
è uno spilorcio senza palle”. Da parte maschile, naturalmente, c’è la stessa
disponibilità al dialogo: “quella psicopatica di tua madre”, “tua madre non ha
le mani bucate, ha due buchi con intorno le falangi”. L’unico risultato certo
di questa guerra psicologica a distanza è l’esaurimento nervoso degli innocenti
pargoli della ex coppia.
Le ex “chiocce”
In genere la sindrome della
“chioccia” colpisce soprattutto donne non più giovanissime, signore di quella
generazione che ha vissuto il matrimonio come indissolubile e che non riesce a
concepire la vita al di fuori della famiglia, dei figli e del marito. Quel
marito che probabilmente ha incontrato una ragazza molto più giovane di lui,
perdendo la testa e il portafoglio; quello stesso uomo che ogni tanto si pente
e prova nostalgia per l’ex moglie, patetica Penelope votata da sempre all’amore
coniugale anche se lui ormai dorme con un’altra. Queste signore riescono
persino ad ascoltare con partecipazione le rimostranze degli ex mariti nei
confronti delle loro giovani sostitute, trattenendo a stento un malcelato senso
di orgoglio: “Vorrebbe tornare con me ma non può, poverino; come fa a lasciare
una ragazza così giovane, senza lavoro e con un figlio in arrivo? Certo che
ogni tanto lo invito a pranzo; quella là non è neanche capace di cucinare, me
l’ha sciupato tutto il mio povero Luigi.”
Gli ex “ci scopo ogni tanto”
Che male c’è a rinverdire i fasti
di una relazione ormai chiusa con una innocua e saltuaria ‘ripassatina’?
Niente, non fosse che questi volponi mirano allo scopo di mantenere il contatto
con i propri ex attraverso il filo del sesso. La cosa assurda è che con tutta
probabilità è stato proprio quello il motivo della separazione: una coppia che
non fa più l’amore, uno dei due che se ne va, lei che scopre improvvisamente di
essere Moana Pozzi rediviva, lui che per orgoglio ferito impara tutte le
posizioni del kamasutra in soli due giorni; il risultato è che la ex coppia si
riavvicina solo per sbattersi in faccia le nuove e inaspettate capacità
amatorie. Peccato che a uno dei due la situazione vada più che bene, e all’altro
no (in genere, alla donna); cosa c’è di meglio, infatti, di un buon sesso
saltuario senza l’assillo del coinvolgimento emotivo, per questi emuli di
Cicciolina e John Holms?
Gli ex amiconi
È scientificamente dimostrato che
non si può essere amici dei propri ex se non è passato un ragionevole lasso di
tempo tra la separazione e l’‘innocente’ riavvicinamento. Questo lasso di tempo
è stato calcolato intorno ai 10-12 anni di debita distanza. Ma la parte degli
amiconi disinteressati, non più sentimentalmente coinvolti, diventa un alibi
per quelli che non riescono a stare lontani dai propri ex. Ci sono quelli che
si offrono di consolarli dopo che hanno avuto una delusione sentimentale;
quelli che sono sempre disponibili ad ascoltare le loro pene d’amore; quelli
che dispensano consigli su come conquistare una nuova fiamma; quelli che li
ospitano con i loro nuovi partner (pensando che così almeno ce li hanno sempre
sotto gli occhi e possono continuare a sperare), in quanto la novella coppia
non ha i soldi per andare in un motel a fare sesso, e lasciano così che gli si
trombi sotto il naso sul divano appena rivestito. Da psichiatria.
Gli ex finti indifferenti
Quando ne parlano ridacchiano con
aria di sufficienza, dispensando battutine ironiche sulla figura dell’ex
partner, come se l’essere stati mollati in realtà rappresentasse una
benedizione, un atto di liberazione al quale prima o poi sarebbero arrivati
anche loro. Niente di più falso. In realtà si rodono come se avessero un
castoro nel deretano, consumandosi di rabbia e di propositi di vendetta
che in confronto Otello era un signore leggermente infastidito dalle
ipotetiche corna. La faccia patita e i gesti nervosi rivelano il reale stato
d’animo, apparentemente celato dalla nonchalance con cui affrontano
l’argomento: “Poverino, ti ha mollato?” “Ma figurati, il rapporto non andava
bene, era solo questione di tempo e poi l’avrei fatto io, mi ha solo
anticipato”, e mentre lo dicono il duodeno erutta gas come un geyser islandese,
dalla cistifellea la bile travasa nel fegato e il colon si irrita così tanto che manda tutti direttamente
affanculo.
Gli ex patetici
Non è che fanno solo pena: è che
proprio devastano l’anima per il senso di compassione che suscitano, tanto che
uno vorrebbe portarseli a casa come dei poveri cuccioli abbandonati
sull’autostrada. Solo che poi non si schiodano più: basta averli aiutati una
volta, magari durante una delle loro ricorrenti crisi depressive, e non si
possono più debellare, tipo herpes simplex, che una volta preso entra in
circolo per sempre, e ogni tanto compare sottoforma di bubbone purulento sul
labbro, di solito proprio la sera del primo appuntamento con il figone che non
vi aveva mai cagato prima.
Gli ex sospettosi
Hanno sempre lo sguardo bieco, come
se non vedessero l’ora di confermare le loro teorie cospiratorie. Pensano
continuamente che i loro ex partner ne stiano combinando una grossa, quindi
sguinzagliano una rete super spie fatta di parenti, amici e conoscenti, nel
tentativo di inguaiare l’inconsapevole vittima. Appena hanno sentore di nuovi
inciuci o storie in cui gli ex possono sentirsi coinvolti, affondano il colpo
col ricatto più bieco, di volta in volta facendo le vittime sacrificali,
accusandoli di essere dei pessimi genitori o impedendo loro di svolgere una
normale esistenza post-matrimoniale.
Gli ex rancorosi
Non fanno altro che parlar male dei
loro ex. Non riescono a capacitarsi del fatto che siano rimasti per tanto tempo
con quei disgustosi e repellenti esseri. Così, fanno fioccare "complimenti", soprattutto in presenza di amici e conoscenti che un tempo
frequentavano serenamente la ex coppia: “inutile parassita”, “scansafatiche
mantenuta”, “impotente”, “frigida”, “fallito”, “ritratto di sua madre in
peggio” sono solo alcuni degli epiteti che si scambiano reciprocamente, nonostante
l’evidente imbarazzo del pubblico che assiste a questi sfoghi inopportuni. In
questo modo, la loro vita sociale si azzera, perché i loro discorsi sono
talmente monotematici (“quanto era stronzo il mio ex”, “quanto era zoccola la
mia ex”) da far scappare a gambe levate chiunque si avvicini loro nel raggio di un chilometro.
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